Aline – La voce dell’amore recensione film di e con Valérie Lemercier, Sylvain Marcel, Danielle Fichaud, Roc Lafortune, Antoine Vézina e Pascale Desrochers
You are safe in my heart and
My heart will go on and on.
(Valérie Lemercier, Aline – La voce dell’amore)
Chi non ricorda i versi di una delle canzoni più toccanti della storia della musica ‒ che non piaceva molto a Céline Dion ‒ colonna sonora del grande kolossal Titanic di James Cameron. È solo una delle tante melodie che libera il talento di Aline nel film Aline – La voce dell’amore, diretto e interpretato dalla francese Valérie Lemercier, presentato in anteprima al Festival di Cannes 2021.
Basato sulla vita di Céline Dion, Aline Dieu (Valérie Lemercier) sogna fin da piccola di diventare una star internazionale. Canta in diversi eventi da quando aveva dodici anni, non si stanca mai di impugnare il microfono, e incanta il pubblico che pende dalle sue labbra. Fino a quando il suo manager Guy-Claude Kamar (Sylvain Marcel) ‒ e futuro marito ‒ lancia la sua carriera in TV e in tour mondiali.
È un sogno che diventa realtà Aline – La voce dell’amore. Valérie Lemercier, cantante nella vita oltre che regista e attrice del film, interpreta la diva della musica internazionale che ha scosso gli animi della gente con la sua estensione vocale. Certo, deve tanto al più acclamato Bohemian Rhapsody di Bryan Singer e Dexter Fletcher, soprattutto quando si vola da una città all’altra in men che non si dica o quando i fatti seguono una linea temporale troppo veloce senza una logica plausibile.
È finzione cinematografica, non si mette in dubbio, e la dilatazione dei tempi nel cinema è ben accettata, ma abusarne diventa troppo ridondante e stona con la storia che qui merita tanto. Specie quando si parla di una vita travagliata come quella di Céline Dion, che non è solo la superstar eccezionale che conosciamo.
Aline – La voce dell’amore è un biopic romanzato, a tratti troppo, che si impegna per aggiungere un pizzico di malinconia oltre la casa di lusso, l’autista privato, la piscina in giardino e i concerti sold out. Dietro un velo di ironia in qualche scena troppo iperbolica, Valérie Lemercier, che visivamente sembra ricalcare a immagine e somiglianza la Dion, si immedesima totalmente nel personaggio per far (ri)scoprire, in realtà, che tutto ciò che ha sempre (ri)cercato la cantante canadese è stato l’amore. Tangibile in tutti i versi delle sue canzoni ‒ e come dimenticare The Power of Love, grande assenza rimpianta nella pellicola ‒ perché “sei al sicuro nel mio cuore e il mio cuore andrà sempre avanti“. L’amore che non l’ha mai lasciata, neanche dopo la morte del caro marito.
Che sia o meno oggetto di critica, che riprenda fedelmente la sua vita trascurando qualche particolare di pubblico dominio, Aline – La voce dell’amore si concede un momento di libertà artistica assoluta, e confeziona una bella performance recitativa di Valérie Lemercier che, tra pensieri reconditi sulla maternità tanto desiderata, plausi strameritati e la voglia di essere semplicemente una donna comune che vive della sua grande passione, riesce a portarsi a casa il tripudio di umanità e umiltà che Aline Dieu / Céline Dion ha sempre avuto. Citando la bellissima canzone Ordinaire che conclude il film, testamento della cantante: “Je suis une fille bien ordinaire / Je suis une femme, pas une princesse” (“Sono una ragazza assolutamente comune / Sono una donna, non una principessa”).