American Horror Story: 1984 recensione serie TV di Ryan Murphy e Brad Falchuk con Emma Roberts, Billie Lourd, Leslie Grossman e Dylan McDermott
Si è conclusa la nona stagione di American Horror Story, American Horror Story: 1984, interpretata da Emma Roberts, Billie Lourd, Leslie Grossman, Leslie Jordan, John Carroll Lynch, Cody Fern, Lily Rabe, Tanya Clarke, Dylan McDermott, Finn Wittrock, Angelica Ross, Zach Villa, Gus Kenworthy e Matthew Morrison.
Nell’estate del 1984, cinque amici decidono di lavorare come animatori a Camp Redwood scappando dalla propria città. Quello che sembra essere un lavoro divertente si trasformerà però in un vero e proprio incubo. Un serial killer che si fa chiamare Mr. Jingles (John Carroll Lynch) è intenzionato a ucciderli tutti, ma il problema più grande è che ognuno di loro ha un segreto da nascondere.
La serie antologica creata da Ryan Murphy alla sua nona stagione decide di omaggiare gli anni ’80. Proprio nel 1980, è uscito uno dei capisaldi del cinema slasher, Venerdì 13 di Sean S. Cunningham. AHS: 1984 si ispira parecchio – riprendendola anche chiaramente in diverse circostanze – alla pellicola del 1980, virando però verso il paranormale. AHS:1984 presenta un sottotesto di accompagnamento: tutte le azioni negative fanno parte di te non lasciandoti mai andare. C’è anche un messaggio di speranza, perché si può sempre migliorare invertendo la rotta. Questo non significa che tutto il passato si cancella, ma senz’altro si possono creare le basi per trasformare il futuro in un mondo migliore.
Gli anni ’80 sono immortali e nessun periodo può eguagliarli, nel bene e nel male. Si prendono anche in giro i cliché degli horror, come ad esempio nella sequenza in cui Donna Chambers (Angelica Ross) spiega a Brooke Thompson (Emma Roberts) che nei film horror i neri muoiono per prima. Ryan Murphy inserisce tra i protagonisti Richard Ramirez (Zach Villa), serial killer americano realmente esistito, soprannominato dai media “Night Stalker” e autore di almeno 13 omicidi nel 1985. Ramirez introduce le tematiche del satanismo, affiancandosi dunque a Mr. Jingles nella rappresentazione del male, risultando tuttavia personaggio non particolarmente memorabile né originale.
AHS ha da sempre avuto la forza di scegliere un cast artistico di prim’ordine, e 1984 si conferma sulla stessa scia nonostante le assenze Evan Peters, Sarah Paulson, Kathy Bates e Jessica Lange, in particolar modo grazie alle performance di Emma Roberts e John Carroll Lynch. Quest’ultimo con Mr. Jingles è probabilmente il personaggio più interessante di questa stagione che si rivela avvincente e dalla suspense ben calibrata, soprattutto nei primi episodi incentrati sul massacro di Camp Redwood.
American Horror Story: 1984 non è tuttavia esente da difetti: le sequenze d’azione sono realizzate mediocremente e appaiono confusionarie, così come la dimensione del paranormale viene spinta eccessivamente, virando verso il trash e lo straniamento dello spettatore. Alcuni personaggi secondari sono privi di spessore e, come scritto pocanzi, la narrazione perde di appeal dopo la conclusione delle vicende di Camp Redwood.
Non siamo dunque ai livelli dei primi tre fantastici racconti, ma comunque in ascesa rispetto alle ultime stagioni grazie ad una buona storia e ad una rinnovata dose di idee e cuore. Per non parlare poi del personaggio destinato a diventare nuova icona di AHS, Mr. Jingles.