And Just Like That… recensione serie TV di Michael Patrick King e Darren Star con Sarah Jessica Parker, Cynthia Nixon, Kristin Davis, Sara Ramírez, Sarita Choudhury, Nicole Ari Parker e Karen Pittman
And Just Like That… è la nuova serie TV prodotta da HBO Max e in onda su Sky Serie e NOW in contemporanea con gli USA. Dopo sei stagioni (1998-2004), due lungometraggi e un prequel sull’adolescenza di Carrie Bradshaw, torna Sex and the City, una delle serie più iconiche e cult degli anni ’90, con un revival composto da dieci episodi.
La serie creata da Michael Patrick King torna a raccontare la vita e le difficoltà di Carrie (Sarah Jessica Parker), Miranda (Cynthia Nixon) e Charlotte (Kristin Davis), amiche da sempre, a New York che non è più la città che era negli anni ’90, e le tre dovranno presto fare i conti con questa realtà. And Just Like That… rappresenta qualcosa di totalmente diverso dalla serie originale, nonostante ne mantenga essenzialmente le caratteristiche principali.
Gli episodi non si aprono con il classico tema musicale caratterizzante di Douglas Cuomo, altro segno di maturità e voglia di raccontare qualcosa di differente rispetto a ciò che si prediligeva prima. Questo perché le protagoniste non sono più delle trentenni alla ricerca di una propria identità e con problemi sentimentali, ma sono delle donne in età ormai adulta, in una relazione stabile, che fanno i conti con l’adolescenza dei figli, i loro cambiamenti e l’approccio con la loro vita sessuale. Grande assente è il personaggio di Samantha Jones (Kim Cattrall), in grado di donare alle narrazioni precedenti quel tocco di frivolezza e leggerezza alle situazioni che le protagoniste affrontavano. Frivolezza che è una grande assente del discorso narrativo, giustificata però dal fatto che ci sia stata una crescita da parte delle tre amiche che si approcciano a nuove situazioni.
Ambientato in un mondo post pandemia di Covid-19, il primo episodio ha la capacità di trasportare, anche solo per un breve momento, gli spettatori indietro nel tempo, perché l’atmosfera trasmessa è la medesima di Sex and the City. Le protagoniste si ritrovano ad un ristorante e sedute intorno al tavolo parlano della loro vita, stavolta però gli argomenti sono decisamente cambiati. Cambia anche il loro modo di comunicare, in particolar modo quello di Carrie che parla di social, condivisione multimediale e tiene addirittura un podcast dove parla di sessualità, mentre precedentemente ne scriveva. Un fattore per lei abbastanza problematico da affrontare perché non si trova ancora a suo agio con i nuovi media digitali.
Le dinamiche emotive affrontate sono le stesse, è il contesto che è differente. I personaggi non sono cambiati, hanno le stesse caratteristiche, cambia invece l’ambientazione. New York è come se fungesse da personaggio principale e il suo mutamento comporta anche il cambiamento dello stile e dell’affrontare le situazioni delle protagoniste. È una New York che si apre alla modernità, dove sono introdotte tematiche più che mai attuali come la questione razziale che non senza difficoltà affronterà Miranda all’Università, o i diritti LGBT; viene raffigurato il non binarismo di uno dei nuovi personaggi e la sua identità queer. L’inclusività è quindi affrontata nel modo più sincero e corretto possibile, mettendo in luce l’inesperienza di queste donne adulte, non abituate a confrontarsi con questi temi.
Il secondo episodio invece ribalta completamente l’atmosfera creata durante il primo, perché un colpo di scena porterà una delle protagoniste coinvolte a rimettere in discussione tutta la sua vita e le sue azioni future. Ci si renderà conto che le situazioni affrontate in passato non sono nulla in confronto a quelle che devono arrivare. Ciò che non vacilla però è l’unità del trio di amiche, sempre pronte a sostenersi a vicenda anche e soprattutto nei momenti di difficoltà.
Serie più introspettiva e meno comica rispetto alla sua capostipite, And Just Like That… è un revival che vuole abbracciare sia la modernità, tramite l’introduzione di tematiche strettamente attuali, che la tradizione, con l’utilizzo di stili narrativi e consuetudini tipici della gloriosa serie anni ’90.