Anima bella recensione film di Dario Albertini con Madalina Maria Jekal, Luciano Miele, Piera Degli Esposti, Enzo Casertano e Paola Lavini
Parte tutto da un documentario: Dario Albertini in passato ha indagato il mondo della ludopatia con Slot – Le luci intermittenti di Franco, ma il tema si è tutt’altro che esaurito. Lentamente ha trovato volti e corpi in una nuova dimensione cinematografica che ha preso il nome di Anima bella e ha provato a far fruttare il lavoro pregresso in materia.
Una piaga tanto vicina quanto invisibile nonostante sia in bella vista a ogni angolo delle città. La promessa di denaro facile, il brivido di poter cambiare la propria vita in un attimo, l’illusoria sensazione di avere tutto sotto controllo, il gioco che diventa schiavitù.
L’unico film italiano presente nella selezione di Alice nella Città è un piccolo compendio di tutto questo e lo fa in punta di piedi, con la grazia di una bambina-adulta (Madalina Maria Jekal) che si trova a dover salvare un padre (Luciano Miele) vittima di se stesso anche in un contesto rurale e senza slot machine. Si può cedere anche essendo delle persone buone, attive nella propria comunità e dedite al proprio lavoro, diventando così anime belle condannate a fare i conti con una patologia meschina ed estenuante. In un mondo di pastori e artigiani con dei binari solidi e antichi, la vita ha ancor più bisogno di scorrere ad una certa velocità per far sì che tutto funzioni. Non c’è spazio per distrazioni, figuriamoci per battute d’arresto e energie prosciugate dal vizio.
Anima bella è delicato e irrisolto come gli sforzi dei suoi protagonisti in una lotta impari e devastante. Il lavoro di Albertini allarga il raggio d’azione dal documentario specifico all’area affettiva coinvolta dalla malattia per mostrare il riverbero del sasso gettato nello stagno. Lo fa rendendo sempre più pesante e grigio il tempo che passa, anche per lo spettatore, lasciando che ne venga lentamente dilaniato.
Sembra ricalcare per certi versi Il depresso di Alda Merini e la sua distruzione del mondo di eroi, arrivati per assistere e sprofondati durante la loro missione, ma soprattutto sembra restituire un dramma che potrebbe interessare da un giorno all’altro ognuno di noi.