Anna Frank e il diario segreto recensione film d’animazione di Ari Folman con Emily Carey, Sebastian Croft, Michael Maloney e Ruby Stokes
Anna Frank e il diario segreto è un film importante, non tanto per gli aspetti qualitativi della sua realizzazione formale e contenutistica, quanto più per il suo potenziale significato politico e sociale agli occhi di un giovanissimo. La protagonista della piacevole opera d’animazione diretto da Ari Folman è Kitty, amica immaginaria di Anna Frank che, in seguito alla rottura della teca in cui oggi è costudito il celebre diario di Anna, prenderà vita, interagendo con la contemporaneità.
La scelta di narrare il contenuto del diario più famoso di sempre attraverso un impianto fantastico è tanto rischiosa quanto efficace a diversi livelli: il primo è banalmente la freschezza assicurata ad un aspetto formale accattivante e poco in linea con le precedenti narrazioni di eventi simili e il secondo è l’innegabile incisività sul pubblico più giovane, che risulta, sia nei fatti che nelle parole del regista, il target prescelto per questo lungometraggio. In effetti ci è sembrato a più riprese di assistere ad un vero e proprio documentario in forma di finzione cinematografica, in cui gli avvenimenti fantastici e il vitale parallelismo tra presente e passato, sono continuamente alternati da sezioni al limite della didattica, in cui viene descritto con chiarezza espositiva la malinconica storia della famiglia Frank.
Nonostante il fare didascalico, il film mantiene intatta la sua attrattiva agli occhi del pubblico più adulto, che troverà comunque piacevole sia l’elegante rappresentazione profilmica che la presenza di personaggi scritti con invidiabile senso dell’intrattenimento cinematografico. Gli adulti potranno anche riassaporare in generose dosi quel coinvolgente senso dell’immaginazione proprio dei bambini, che caratterizzerà l’approccio di Anna Frank per l’intero svolgimento della trama. Quella straordinaria capacità di dare vita a mondi paralleli per sottrarsi agli orrori della propria realtà è ciò che permetterà ad Anna di donare letteralmente una forma corporea alla propria amica immaginaria, con la quale condividerà molte delle paure e delle atrocità di una vita soffocata. Anche qui, tuttavia, la pellicola non scivola nel prevedibile registro drammatico consono a tale situazione, ma intercetta con precisione quel prezioso compromesso tra tragico e commedia, utile a coinvolgere le generazioni più lontane dagli avvenimenti rappresentati.
Le decise scelte di Folman sul piano formale, contenutistico e narrativo fanno di Anna Frank e il diario segreto un film dal messaggio fortemente verticale, il cui valore è fatalmente confinato ad uno scopo prettamente didattico. Tuttavia, seppur limitato al suo contesto, è proprio grazie alla specificità del proprio target di riferimento che esso diviene un vero gioiello formativo, capace di immergere con delicatezza in una delle esperienze più spietate della nostra storia.