Ant-Man and the Wasp: Quantumania recensione film di Peyton Reed con Paul Rudd, Evangeline Lilly, Jonathan Majors, Michelle Pfeiffer, Michael Douglas, Kathryn Newton, David Dastmalchian, e Bill Murray
Dopo una Fase 4 dominata dalle serie TV e decisamente più introspettiva, il Marvel Cinematic Universe fa capolino nella Fase 5 con Ant-Man and the Wasp: Quantumania, la nuova pellicola del franchise Ant-Man.
In questo terzo capitolo dedicato ad Ant-Man, alias Scott Lang (Paul Rudd), riprendiamo la linea narrativa di Avengers: Endgame, dopo esserci discostati con gli ultimi capitoli.
Doctor Strange nel Multiverso della Follia continuava la linea narrativa della serie WandaVision, Thor: Love and Thunder è stata quasi una pellicola a sé sul personaggio di Thor, mentre Black Panther: Wakanda Forever chiudeva un capitolo importante sul suo protagonista (col toccante addio a Chadwick Boseman) per aprirne uno tutto nuovo.
In Ant-Man and the Wasp: Quantumania, invece, ritorniamo a ciò che era successo in Endgame: la popolazione mondiale sta cercando di tornare alla normalità e Scott Lang si rende conto di essere passato da ladro a supereroe che salva il mondo.
L’uomo si sta godendo la sua vita: ha scritto un libro sulle sue avventure con gli Avengers, il mondo gli è grato di aver salvato tutti e conduce una vita piuttosto tranquilla.
A “complicare” le cose è sua figlia Cassie (interpretata da Kathryn Newton), ormai cresciuta (poiché non è stata “blippata” da Thanos), che si mette sempre nei guai per aiutare gli altri, come le migliaia di persone rimaste senza casa dopo il “blip”.
Cassie, però, segue le orme dei Pym e, all’insaputa di suo padre, studia e lavora sul regno quantico. La giovane costruisce un dispositivo che collega il mondo terrestre al mondo quantico, come fosse un satellite e, mentre lo mostra a suo padre, ad Hope (Evangeline Lilly), Hank (Michael Douglas) e Janet (Michelle Pfeiffer), finiscono tutti per errore intrappolati nel regno quantico.
Qui inizia l’avventura, in un mondo completamente diverso dal loro, dove conosceranno abitanti bizzarri e “di un altro mondo”, terrorizzati da un pericolo imminente che minaccia non solo il regno quantico ma tutto il Multiverso.
Ant-Man and the Wasp: Quantumania apre definitivamente la Fase 5 del MCU, riportando gli interpreti che abbiamo imparato ad amare nel corso degli anni: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michelle Pfeiffer e Michael Douglas.
Le new entry sono Kathryn Newton (che prende il posto di Emma Fuhrmann, vista nei panni di Cassie in Avengers: Endgame) e Jonathan Majors, che riprende il suo ruolo di Kang il Conquistatore.
Nel film diretto da Peyton Reed (già alla guida dei primi due capitoli dedicati ad Ant-Man) viviamo un’avventura a metà tra Viaggio al centro della Terra e Star Wars: le ambientazioni hanno quel tocco fantascientifico che ricorda gli scenari vecchio stile di pellicole di questo genere.
Durante la narrazione vedremo come il regno quantico sia minacciato da un nemico che viene da lontano, che Janet conosce fin troppo bene. Assistiamo ad un’opera corale: da una parte ci sono Scott e Cassie, che si scontrano su quali siano gli obblighi di un supereroe e dall’altra ci sono Hope, Janet e Hank, in una avventurosa riunione di famiglia, che cercano un modo di riunire il gruppo e tornare nel loro mondo.
Ma a farla da padrone è proprio il nuovo villain: Jonathan Majors, che interpreta Kang, riprende il suo ruolo dalla serie TV Loki per presentarsi al pubblico anche sul grande schermo. Kang è sicuramente una delle cose più belle viste nella pellicola: l’interpretazione di Majors si arricchisce di sfumature e ne vediamo una sorta di origin story. Come sappiamo, avrà un ruolo chiave in questa fase del Marvel Cinematic Universe e si tratta di una vera e propria boccata d’aria, dopo una carrellata di villain sfruttati poco (e male) negli ultimi film Marvel.
Gli spettatori troveranno sicuramente piacevole l’avventura che vivranno i protagonisti, tra momenti adrenalinici e gag ben studiate, che ricordano l’ironia dei primi film del MCU: elemento che era andato a deteriorarsi negli ultimi anni. In Ant-Man and the Wasp: Quantumania si respira sicuramente aria nuova, si tratta del capitolo meglio strutturato nella saga di Ant-Man, che si rifà ad elementi tipici del protagonista come l’ironia tagliente, le battaglie avventurose ed il suo essere abbastanza scanzonato.
Scott Lang è un supereroe “per caso”, entrato negli Avengers per pura casualità e che adesso si gode la sua fama e il suo successo. Ma l’elemento principale, che lo spinge ad andare avanti, è l’amore e l’affetto che prova per Cassie. Il rapporto tra padre e figlia è uno dei temi portanti della pellicola: tra i due non c’è solo un gap generazionale, ma anche punti di vista totalmente diversi su quello che significa essere un supereroe. E se Scott vuole solo mantenere incolume la figlia, Cassie è una giovane ribelle, che pensa prima agli altri e poi a se stessa.
Ant-Man and the Wasp: Quantumania tuttavia pecca per una narrazione fin troppo didascalica, con scene che spesso si susseguono senza un filo conduttore vero e proprio. Il continuo rovesciamento delle sorti dei protagonisti e i colpi di scena frequenti appesantiscono abbastanza la visione, rendendola fin troppo macchinosa.
Nonostante ciò, siamo di fronte ad un’avventura vecchio stile, che ricorda i primi film della Marvel e ciò non può che essere apprezzato dai fan di vecchia data.
Ant-Man and the Wasp: Quantumania: ci sono ben due scene post credits alla fine del film
La presenza di ben due scene post-credits evidenzia ulteriormente l’importanza della pellicola nella narrazione dell’universo supereroistico Marvel, rendendola perfetta per essere il primo capitolo di una nuova fase.
Ant-Man and the Wasp: Quantumania riporta i fan ad una narrazione tipicamente “marveliana”, con un villain da sconfiggere e un’avventura tutta da vivere. Nonostante alcuni difetti strutturali, non potevamo chiedere di più per l’inizio della Fase 5.