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Anywhere Anytime recensione film di Milad Tangshir con Ibrahima Sambou [Venezia 81]

Anywhere Anytime recensione film di Milad Tangshir con Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango e Success Edemakhiota [Venezia 81]

di Chiara Calcara

Ibrahima Sambou in Anywhere Anytime di Milad Tangshir (Credits: Fandango)
Ibrahima Sambou in Anywhere Anytime di Milad Tangshir (Credits: Fandango)

Anywhere, anytime, diretto da Milad Tangshir, vince il Premio Luciano Sovena, durante la Settimana Internazionale della Critica. In questa prima esperienza con un lungometraggio, il regista iraniano ha voluto sperimentare uno stile neorealista in chiave moderna, rendendo omaggio a Ladri di Biciclette e scegliendo attori non professionisti che, nonostante le evidenti difficoltà e l’estrema timidezza nelle scene di dialogo, riescono a restituire una spontaneità nel parlato difficilmente ricreabile dagli sceneggiatori.

La storia è lineare: Issa (Ibrahima Sambou), giovane senegalese privo di documenti, viene licenziato dal suo lavoro di scaricatore per un banco del mercato di Porta Palazzo. Da questo momento, inizia un’odissea fatta di opportunità, promesse e sopravvivenza. Il suo amico Mario (Moussa Dicko Diango) lo aiuta a trovare un altro lavoro come rider, per cui è indispensabile avere una bicicletta.  Dopo qualche giorno, il mezzo che gli assicura la sopravvivenza gli viene rubato.

Ricaduto nella spirale della disoccupazione, sa che per un clandestino come lui le possibilità sono poche: non gli rimane che rubare una bici a uno sfortunato come lui. Il rider derubato gli corre dietro, ma una macchina frena la sua corsa, investendolo.

Issa continua a pedalare, a lungo, in sequenze che sembrano infinite. Quando si rende conto che il suo amico Mario verrà incolpato del furto a causa sua, decide di gettare la bici nel fiume, segnando così la fine di un’avventura mai cominciata

Il protagonista si lascia trasportare dagli eventi e dai punti di svolta che fungono da mine sul suo cammino. Non riesce a reagire: non ci sono intuizioni geniali o forze spropositate che lo tirano fuori dai guai. Issa vive in una storia molto reale, caratterizzata dalla precarietà, in una Torino che sembra offrire mille possibilità, ma rimane chiusa al nuovo e allo straniero.

Nelle azioni di Issa si può leggere un’ingenuità generale che maschera una rassegnazione di fondo; la sua arma sono le parole, un’arma inutile in una città che non è disposta ad ascoltare.

Anywhere Anytime di Milad Tangshir (Credits: Fandango)
Anywhere Anytime di Milad Tangshir (Credits: Fandango)

Il protagonista subisce continui silenzi e la sua balbuzia riflette quella di un ragazzo che non crede di essere davvero ascoltato. Per questo, ripete le sue richieste in dialoghi iperrealistici, tanto da risultare estenuante. Anche il commerciante di bici, alla fine, abbandona la sua maschera da buonista e commenta con una delle frasi razziste più taglienti del film: “Qui non funziona così, qui non è come da te“.  Infatti, l’Italia descritta in Anywhere Anytime è un mondo che a occhi bassi guarda solo il proprio interesse, che non riesce a pensare all’altro.

Quando Issa decide di agire, lo fa cercando di imitare i cattivi della sua storia e fallendo miseramente: non è la storia che vuole per sé, per questo si libera immediatamente della bici appena rubata.

L’ultimo atto cerca di essere estremamente drammatico, con una serie di accadimenti superflui e affastellati che conducono a un finale che non soddisfa: prevedibile e sottotono. Issa rimane in Italia vendendo bibite gassate su una spiaggia nuvolosa, ma inspiegabilmente affollata di turisti che lo ignorano, mentre lui li ignora a sua volta.

È il chiaro ritratto di una sconfitta, della rassegnazione di un futuro impossibile, ma ancora perseguibile perché Issa, a casa, ha persone che contano su di lui: non ha il lusso di poter essere egoista.

Nonostante il finale non ci dia una vera e propria chiusura, non è forse il simbolo della nuova era del neorealismo? Una storia che non deve essere godibile, ma vera: una fotografia amara.

Anywhere Anytime racchiude nel titolo una promessa di speranza, di apertura, che nei fatti il film ci mostra impossibile: ogni giorno Issa prova a riscattarsi in un mondo in cui le soluzioni sono limitate, in cui le vie d’uscite sono solo quelle della criminalità.

Anywhere Anytime di Milad Tangshir (Credits: Fandango)
Anywhere Anytime di Milad Tangshir (Credits: Fandango)

 

Sintesi

Il cinema vuole rappresentare la realtà nella maniera più fedele possibile, anche rischiando di presentare un film che assomiglia più a un documentario, sacrificando la godibilità della storia. Nel caso di Anywhere Anytime questa scelta potrebbe essere la scelta migliore per rappresentare una storia di pura rassegnazione.

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