Ascolta i fiori dimenticati recensione miniserie TV Amazon Prime Video con Sigourney Weaver, Alycia Debnam-Carey, Alyla Browne, Asher Keddie e Leah Purcell
La piccola Alice ha solo nove anni quando resta orfana di entrambi i genitori a causa di un misterioso incendio che cancella totalmente il suo passato e le sue convinzioni. Rimasta sola, va a vivere con la sconosciuta nonna June nell’azienda agricola di Thornfield Flower Farm e impara a comunicare attraverso i fiori, riscoprendo le origini della sua famiglia e le vicissitudini che animano il suo passato. Un tempo andato in cui nulla è come credeva.
La sceneggiatura di Sarah Lambert, Kirsty Fisher e Kim Wilson e la regia di Glendyn Ivin hanno dato vita all’omonimo best seller di Holly Ringland The Lost Flowers of Alice Hart, riprendendo il dramma familiare e romantico narrato nelle pagine del libro nonché corredandolo di un fascino inatteso, che deriva dal magnifico contesto paesaggistico in cui l’Australia fa da protagonista.
Non è solo il paesaggio a rendere accattivante la nuova serie targata Amazon Prime Video, ma soprattutto il modo in cui utilizza il simbolismo: a partire dai personaggi principali, i fiori e le piante qui diventano parte attiva del racconto. Ogni episodio ha infatti un titolo che si ispira ad uno degli innumerevoli fiori dello scenario rurale che fa da perenne sfondo alla narrazione, per poi concentrarsi su figure reali e umane: donne salvate da un destino violento che June accoglie sotto la sua ala facendosi portatrice di serenità e dignità.
Non c’è dramma o dolore che un fiore, una composizione di fiori, non possa lenire. June, interpretata da una magnifica quanto carismatica Sigourney Weaver, diviene man mano essa stessa simbolo di rivalsa, avendo alle spalle un passato doloroso e sconosciuto a molte.
Nessuna delle donne che decide di aiutare nella sua Thornfield conosce la vera storia di June, taciuta perché incapace di abbandonarsi alla compassione, sia verso se stessa che verso gli altri. Quel suo modo burbero di affrontare la vita diviene inconsapevolmente il carburante che alimenta quella che ha tutte le sembianze di una comune: un posto dove sentirsi al sicuro, circondati dai fiori e dalle api, dal silenzio e dall’amore, in ogni sua forma.
Nonostante la durata, eccessiva, di ciascun episodio (circa 50 minuti), ognuno di essi possiede un significato e un incanto unico che rendono la visione della serie comunque piacevole.
Il racconto verbale e visivo però, ad un certo punto, in coincidenza con il salto temporale dall’adolescenza all’età quasi matura di Alice, diviene eccessivamente corposo, tanto da rischiare di scadere nella noia. In taluni passaggi, infatti, il racconto diventa così lento da inerpicarsi in riflessioni e considerazioni, che, sebbene non sempre esplicite, risultano di grande rilevanza per il contesto argomentativo e per l’evoluzione di personaggi che costituiscono il fulcro e il punto di forza dell’intera serie. Questo caotico scenario suscita nello spettatore uno smarrimento emotivo.
Il simbolismo presente durante il racconto trova la sua piena ed evidente manifestazione nella presenza costante del fuoco, elemento che fa la sua comparsa sin dai titoli di testa e ricorre frequentemente durante l’intera narrazione.
Quel fuoco che fin dall’origine dei tempi è legato alla sublimazione, a quella elevazione spirituale e morale, che nella miniserie diventa strumento di liberazione e di rigenerazione.
Ascolta i fiori dimenticati è un dramma familiare di emancipazione femminile. Un racconto intriso di violenza, ma con al suo interno speranza di una rinascita. La figura maschile è dipinta come egoista e ostile, in netto contrasto con quella femminile, rappresentata come pura ma anche inerme vittima. Nonostante ciò, rimane tenacemente legata a un ideale d’amore che alimenta rapporti malsani, da cui sembra incapace di liberarsi fino a quando non si scopre che il coraggio di rompere quelle catene è una scelta volontaria.
