Attraverso i miei occhi recensione del film di Simon Curtis con Kevin Costner, Milo Ventimiglia, Amanda Seyfried, Kathy Baker e la voce di Gigi Proietti
Gigi Proietti lo ha definito furbo ma senza facile retorica, i giornalisti presenti alla proiezione stampa lo hanno visto e non visto in preda a lacrime e singhiozzi. Attraverso i miei occhi è sicuramente un film che non lascia indifferenti, pur senza essere sperimentale o rivoluzionario nelle parti che lo compongono.
Simon Curtis, già regista di Marilyn e Vi presento Christopher Robin, metabolizza e rielabora il bestseller di Garth Stein, L’arte di correre sotto la pioggia, per raccontare la storia della famiglia Swift dall’insolito punto di vista di uno splendido golden retriever, memoria parlante di un frammento di vita attraverso la voce profonda di Kevin Costner nella versione originale e quella inconfondibile di Gigi Proietti nel doppiaggio italiano.
Forte della lezione di Io e Marley e Hachiko – a loro modo film cult per la presenza canina – Attraverso i miei occhi sfrutta in maniera sottile e intelligente la visione ingenua di un animale su una serie di vicissitudini umane come l’amore, la malattia, l’esperienza di morte, per rendere speciale il valore della vita particolare che porta avanti ciascuno di noi senza avere i riflettori puntati addosso. Non è un caso che ci siano Milo Ventimiglia nei panni dell’aspirante pilota di Formula 1 Denny Swift, reduce dall’enorme successo del family-drama della NBC This Is Us, e la dolce insegnante Eve, interpretata da Amanda Seyfried, a comporre un nucleo familiare con cui estremamente facile entrare in sintonia e rimanere invischiati senza rendersene conto.
A scandire il tempo, le riflessioni di Enzo / Costner / Proietti cuciono assieme e caricano i normali attimi della quotidianità, riuscendo nell’impresa di non banalizzare e rendere troppo melenso una storia estremamente comune. Se infatti si arriva al groppo in gola, agli occhi lucidi e alla lacrima che riga le guance, è merito di una costruzione in crescendo che sceglie la misura piuttosto che l’esagerazione, attraverso piccolissime istruzioni emotive che portano inevitabilmente lo spettatore ad un determinato tipo di reazione.
Poco importa se chi guarda ami gli animali o ne abbia posseduto uno, è impossibile non ritrovare in questo film qualche elemento che sia legato alla nostra esperienza personale – chi di noi non ha conosciuto la morte o la passione? – amplificato all’ennesima potenza dalla voce calda e temprata dall’esperienza di Gigi Proietti.