Away recensione serie TV Netflix creata da Andrew Hinderaker con Hilary Swank, Josh Charles, Talitha Bateman, Mark Ivanir, Vivian Wu, Ray Panthaki, Ato Essandoh e Monique Curnen
Grazie mamma per avermi insegnato a credere nelle cose impossibili,
e per avermi dato la fede che questo viaggio richiede.
(Away)
Può un dramma angosciante, dal ritmo dilatato, sospeso nel tempo e nello spazio, pesante da approcciare e quasi snervante nello scorrimento della narrazione, molto lontano dalle soltanto apparenti avventurose premesse sci-fi, raggiungere alla fine il cuore dello spettatore ritagliandosi uno spazio importante e duraturo nella serialità moderna?
Away utilizza lo sfondo fantascientifico della missione planetaria NASA Mars Joint Adventure diretta su Marte come stimolante pretesto per issare un dramma realistico incentrato sulla nostra umanità ferita, che si interroga su quali siano le vere impellenze sociali, laddove portare la vita su Marte promuoverebbe il riadattamento di strumenti di distruzione a favore del progresso della scienza e del futuro del nostro stesso pianeta, dimostrando che la Terra, prendendosene cura, si può ancora salvare.
Non si tratta di conquistare lo spazio, ma di affrontarlo.
(Away)
La creatura di Andrew Hinderaker lo afferma chiaramente: il futuro pretende che l’uomo lavori insieme per inseguire i suoi sogni e superare le difficilissime sfide che lo attendono. Soltanto uniti, insieme, è possibile scoprire un mondo finalmente senza paure.
Un mondo che per fin troppo tempo è stato rappresentato in modo patinato sullo schermo, evitando sommessamente di fare luce sulle sofferenze e i problemi della gente comune, di coloro che non possono considerarsi privilegiati, se non in rari casi per singolari storie ad alto contenuto di spettacolarizzazione.
Io non voglio morire, ma sono pronta a morire per la speranza.
(Vivian Wu è Lu Wang in Away)
Il dramma delle malattie genetiche e le sfide della disabilità psichica e fisica, le sofferenze e le difficoltà patite a causa delle discriminazioni per l’orientamento sessuale, i problemi delle donne sul lavoro nell’affrontare una gravidanza, le rinunce e le perdite patite per prendersi cura di figli con bisogni speciali: Away è una serie che non nasconde sotto il tappeto il vero dolore, la tragedia del lutto e l’angoscia dell’abbandono.
Partendo dalla figura dell’astronauta Emma Green, alla cui la brillante Hilary Swank presta le fattezze, e dal suo dramma familiare – lasciare marito e figlia proprio quando hanno più bisogno di lei, con il marito colpito da un ictus a causa della CCM ereditaria (Malformazione Cavernosa Cerebrale) e la figlia in piena crisi adolescenziale – Away costruisce il doloroso ritratto di un’umanità ferita che tuttavia non smette di sognare in grande e di affrontare le proprie sfide, con onore, disciplina e dovere (come il chimico cinese Lu Wang, interpretata da Vivian Wu), attraverso una fede incrollabile (come il botanico ghanese Kwesi, interpretato da Ato Essandoh), con la forza ed il coraggio di un ego incrollabile (come il cosmonauta russo Misha, interpretato da Mark Ivanir), con un grande equilibrio forgiato nel dolore della solitudine (come il pilota indiano Ram Arya, interpretato da Ray Panthaki).
Una rara storia di umanità, coraggio, speranza, scoperta e fede, non facile da affrontare ma assolutamente appagante a viaggio concluso.
Siamo noi a creare Dio, non Dio a creare noi.
(Away)
Qui Houston, atterraggio confermato!
(Hilary Swank è Emma Green in Away)