Baby Invasion recensione film di Harmony Korine [Venezia 81]
Nel nuovo film esperienziale o videogioco in presa diretta dal titolo Baby Invasion, il regista Harmony Korine sceglie di inserire, in un momento del racconto, alcune frasi molto evocative che rappresentano un po’ il cuore pulsante di questo progetto.
“Questo non è un film, questo non è un videogioco, questa non è la vita reale, questo non è il presente”. Subito dopo, per pochi secondi, compaiono altre frasi capaci di smentire quanto appena dichiarato.
Baby Invasion, così come il precedente lungometraggio Aggro Drift, sfugge a qualsiasi definizione di cinema narrativo (e, volendo, anche contemplativo). Sovverte più volte le regole del gioco cinematografico, costruendo un’esperienza visiva senza eguali, paragonabile giusto a un videogioco sparatutto in terza persona, come dimostra la scena con gli spazi monodimensionali.
Cos’è dunque questo ultimo progetto artistico dell’autore di Spring Breakers. Videoarte? Film? Allucinazione perversa? Videogioco? Diretta Instagram? Video su Tiktok? Difficile dirlo, neanche lo stesso Harmony Korine lo sa con certezza.
Paradossalmente, anche questa potrebbe essere una “non-recensione”, poiché, proprio come l’opera qui descritta, è inevitabilmente la sua stessa antitesi o, meglio, il suo controcampo. Una forma del tutto nuova di racconto della realtà che, per essere descritta al meglio, richiede strumenti diversi, non necessariamente quelli abituali
Il regista compie un importante passo verso una sperimentazione che tende alla frammentazione della realtà attraverso l’esperienza videoludica del protagonista (a volto coperto, per nascondere la vera identità).
Tra sparatorie, telecamere di sorveglianza, droghe e armi di ogni tipo—introdotte nella “narrazione” come avviene in alcuni giochi di ruolo, con tanto di potenziamenti e gadget—e dirette Instagram invase da cuoricini e frasi incomprensibili, l’autore mette in scena una rapina parzialmente reale, ma presentata sotto forma di videogioco
Se in Aggro Drift c’era un demone o boss finale da sconfiggere, in Baby Invasion questa figura apparentemente sembra mancare, ad eccezione di un essere semi-deforme chiamato la creatura, la cui presenza – e minaccia – viene avvertita dagli stessi rapinatori.
Baby Invasion segna inevitabilmente un punto di non ritorno per Harmony Korine e per il cinema più narrativo. Con la nascita di EDGLRD – neonata casa di produzione e distribuzione, nonché store digitale per l’acquisto di prodotti legati al marchio- e dopo alcuni fallimenti artistici e commerciali, il regista ha deciso di concentrarsi su altre forme multimediali, abbandonando, almeno per il momento, il cinema più classico. Scelta di un percorso evolutivo o difficoltà nel trovare progetti a lui più adatti?
Anche in questo caso è difficile dare una risposta, ma se il livello è questo (per certi versi ancora più folle e mastodontico di Aggro Drift) non c’è nulla di cui lamentarsi.
Questo nuovo progetto artistico è un’esperienza visiva e immersiva di assoluto valore, un’opera concettuale sotto molteplici aspetti, capace di portare la visione sul grande schermo a picchi mai realmente raggiunti prima.
Se amanti di questa forma d’arte, Baby Invasion è decisamente da non perdere.