Baby Reindeer recensione serie tv con Richard Gadd e Jessica Gunning [Netflix]
Donny Dunn (interpretato da Richard Gadd) è un cameriere che ha visto infrangersi il sogno di diventare un comico di successo. La sua vita prende una piega inquietante quando si ritrova al centro delle fantasie ossessive e dei deliri perversi di Martha Scott (Jessica Gunning). In pieno stile Kathy Bates in Misery non deve morire, Martha sviluppa un legame morboso e inquietante con la sua vittima, spingendosi oltre i limiti di ciò che siamo abituati a vedere in storie simili.
In Baby Reindeer la vicenda è narrata in prima persona dal protagonista, che introduce la sua storia a partire da un incontro apparentemente casuale in un pub dove lavora. Donny è dietro al bancone quando Martha, una donna eccentrica e invadente, entra nel locale. Con un flusso incessante di complimenti e chiacchiere, cattura la sua attenzione, mentre lui, inizialmente, interagisce senza sospetti. Tuttavia, ciò che sembra un’interazione innocua si trasforma rapidamente in un incubo: Martha lo perseguita, lo molesta e lo sommerge di messaggi inappropriati.
Solo con il tempo Donny si rende conto della gravità della situazione. Scopriamo le ragioni che lo hanno portato a subire in silenzio, il fallimento della sua vocazione da comico e la compassione che prova per una donna chiaramente affetta da un grave disturbo della personalità.
Una tragedia moderna che sorprende, sconvolge, ferisce e non ti abbandona mai.
La forza di questa storia risiede nella sua straordinaria profondità: esplora le zone più oscure dell’animo umano e svela la nostra capacità di autodistruzione quando ci troviamo ad affrontare un trauma.
Ogni evento narrato si basa su fatti realmente accaduti, come confermato dallo stesso Gadd in numerose interviste. Un avvertimento all’inizio del primo episodio ci avverte di questa realtà, un dettaglio che continuerà a risuonare con inquietudine nel corso della visione.
Senza esitazioni e con una sincerità disarmante, l’attore rivive il dolore e ripercorre il tragitto verso la sua disgrazia, offrendoci monologhi intensi e commoventi. Con il cuore in mano, trasforma la cronaca della sua tragedia in un raffinato studio sul trauma e sul senso di colpa. Tuttavia, Gadd non cede mai all’autocommiserazione. Non si presenta solo come una vittima, ma come un individuo complesso, ricco di sfumature, che invita lo spettatore a esplorare e comprendere ogni lato della sua personalità.
Baby Reindeer è una riflessione potente e devastante sull’eccessivo bisogno di approvazione, sull’abuso di potere e sul peso corrosivo del trauma. Un’opera che mette a nudo le conseguenze imprevedibili delle relazioni umane, offrendoci una catarsi inquietante che non può lasciare indifferenti, soprattutto in un’epoca in cui fiducia e privacy si confondono pericolosamente.
Con straordinaria vulnerabilità, Gadd trasforma esperienze personali e dolorose in un racconto universale che lascia un’impronta indelebile.