Babylon recensione film di Damien Chazelle con Brad Pitt, Margot Robbie, Diego Calva, Jean Smart, Jovan Adepo, Li Jun Li, Tobey Maguire, Olivia Wilde, Samara Weaving, Max Minghella e Phoebe Tonkin
Con Babylon Chazelle ci porta nell’anno 1926 per mostrarci gli albori della mecca del cinema americano. Droghe, eccessi e depravazione sono il comune denominatore delle feste dove si riuniscono famosi attori, registi e produttori di film muti; feste alle quali i giovani cercano di partecipare in cerca di un colpo di fortuna che li porti alla fama. Il film, in uscita il 19 gennaio, racconta l’epopea del cinema muto durante gli anni ’20 a Hollywood; l’apice del successo e la sua decadenza. L’avvento del sonoro determinò, oltre agli aspetti tecnici, un cambiamento radicale soprattutto per gli attori che non dovevano essere soltanto fotogenici ma dovevano anche parlare.
Ed è in questa cornice – tra grandi quantità di cocaina, jazz e party sfarzosi – che si snodano le vite dell’aspirante attrice Nellie LaRoy (Margot Robbie) e di Manny Torres (Diego Calva) che diventerà l’assistente personale di Jack Conrad (Brad Pitt), attore esclusivo della MGM. Dal primo incontro inizierà tra loro una tumultuosa amicizia che, nel corso degli anni, rifletterà lo status e la crescita dell’industria cinematografica. Infatti col passare del tempo la popolarità di Manny e Nellie inizia a crescere mentre Jack cerca un modo per tenere a galla la sua carriera ormai in declino.
Il titolo si riferisce ovviamente a Babilonia, leggendaria città dell’antica Mesopotamia che ai suoi tempi era sinonimo di potere e splendore. Un’allegoria del mondo hollywoodiano con la sua ricchezza, i suoi rifiuti e la natura effimera della fama. Rende omaggio agli artisti dimenticati e al loro talento immortalato su celluloide. Nonostante il futuro del cinema a volte sembri incerto, possiamo ancora goderci lo spettacolo dei film classici e rivivere insieme ai protagonisti i loro fasti, grazie al potere imperituro della settima arte.
Il regista celebra i pionieri che hanno costruito un mondo e portato un sogno sul grande schermo. Lo fa però senza idealizzare quegli anni, smascherando sessismo, razzismo e tanti altri temi che purtroppo, un secolo dopo, continuano a essere argomenti di discussione.
Ma è proprio in questo contesto che Babylon brilla, quando non ha paura di rivelare quel lato amaro dello show business. Damien Chazelle dimostra ancora una volta il suo talento. Sequenze lunghe con perfette coreografie e senza interruzioni incantano fin dall’inizio, oltre all’eccellente fotografia che ci regala un’estetica molto curata.
A livello narrativo il ritmo pacato non sempre funziona: alcune sequenze, infatti, contribuiscono poco o nulla all’andamento della trama. Scene eccessivamente lunghe che danno l’idea di momenti confusi e aggrovigliati e che potrebbero essere omesse senza danneggiare il ritmo. Inoltre, il conflitto emotivo tra Manny e Nellie non riesce ad emergere poiché lo sviluppo è oscurato dalle sottotrame di personaggi secondari che impediscono la connessione empatica con lo spettatore.
Le strepitose interpretazioni del cast però fanno dimenticare questi peccati veniali. Margot Robbie ruba la scena con la sua presenza magnetica e la sua capacità di passare dal pianto al sorriso in un attimo. Brad Pitt attinge abilmente, ancora una volta, alle sue doti comiche mentre Jean Smart conquista con la simpatia e l’onestà del suo personaggio. La grande rivelazione è Diego Calva. Fa un lavoro straordinario ed è proprio attraverso i suoi occhi che riviviamo l’atmosfera di glamour e dissolutezza, i sogni e le opportunità, i successi e i fallimenti.
La storia racconta il passaggio dal cinema muto a quello sonoro attraverso una serie di personaggi che l’hanno vissuto in prima persona, in entrambe le epoche e con alterne fortune.
Nel corso di più di tre ore, vediamo come ciascuno dei protagonisti debba lottare per mantenere la vetta, una volta conquistata. Ma non tutti gli attori furono in grado di adattarsi al cambiamento e cavalcarne l’onda. L’avvento del sonoro mutò radicalmente il volto del cinema, mietendo vittime tra gli attori meno recettivi alla novità. Questo cambio epocale dell’industria cinematografica potrebbe essere paragonato, in qualche modo, al panorama attuale in cui le fondamenta del cinema tradizionale sono minacciate dallo streaming e dalla lenta ripresa post pandemia.
Opposto a La La Land, Babylon è caotico, stravagante e tragico. È un’aspra discesa verso la dissolutezza. Un bizzarro nirvana cinematografico. Ma è anche un film palpitante a cui è difficile non prestare attenzione; un progetto ambizioso e coraggioso che merita soltanto stima per la sua capacità di osare.
Una cosa è certa, non si può negare che Babylon sia un film imponente, divertente, sfavillante e a tratti affascinante.
Un potente schiaffo allo star system e un delizioso omaggio al cinema.