Bad Boys for Life recensione film di Adil El Arbi & Bilall Fallah con Will Smith, Martin Lawrence, Vanessa Hudgens, Alexander Ludwig, Charles Melton, Paola Nuñez, Kate Del Castillo, Nicky Jam e Joe Pantoliano
Diciassette anni dopo Bad Boys II, i detective Mike Lowrey (Will Smith) e Marcus Burnett (Martin Lawrence) sono diventati più saggi e riflessivi, non solo gli interpreti ma anche i personaggi che interpretano in Bad Boys for Life.
In questi anni l’offerta di blockbuster è cambiata, dove può inserirsi questo film in una Hollywood in cui il genere d’azione è ormai monopolizzato dai film dei super eroi Marvel e dalla saga di Fast and Furious? La risposta, a quanto pare, è racchiusa nel terzo capitolo, che si allontana dalla spensieratezza dei precedenti per entrare nel “viale del tramonto” di una coppia eroica ma che affronta questo crepuscolo con tanto divertimento, una enorme quantità di sangue e un’autoparodia alla quale è impossibile resistere. Grazie anche a tre giovani promesse che si adattano perfettamente agli ingranaggi del film.
I registi Adil El Arbi e Bilall Fallah, prodotti dal sempre pirotecnico Jerry Bruckheimer, hanno rinfrescato l’immagine iconica del binomio Mike-Markus rimanendo fedeli allo spirito del film e, al tempo stesso, scoprendo nuovi percorsi per le loro avventure tra i cartelli messicani, inseguimenti, missioni impossibili, attentati e un punto di svolta nella vita di due uomini che hanno combattuto troppo. O forse no.
Il film osserva il passato attraverso gli occhi dei due, che non smettono di cantare le note della canzone Bad Boys e di ricordare i vecchi tempi, ma si concentrano anche sul futuro della nuova squadra di polizia che vuole sperimentare nuove tecnologie ed utilizzarle per combattere il crimine organizzato a Miami.
I contrasti non sono solo generazionali ma anche tra Mike e Marcus: i registi giocano con il parallelismo tra l’uomo single che non vuole crescere (Lowrey) e l’uomo sposato che vuole ritirarsi (Burnett) regalando una manciata di scene esilaranti; terreno fertile per esplorare i due personaggi lungo nuove rotte dopo quasi 20 anni. Bad Boys for Life è un film che riflette sul senso trascendentale della saga precedente e deve il suo fascino proprio ai due polizotti che vogliono sembrare duri ma come tutti hanno dei dubbi.
È necessario evidenziare come l’assenza di Michael Bay dietro la cinepresa sia evidente: infatti mancano le sequenze degli inseguimenti spettacolari ma elementi più convenzionali, come esplosioni e combattimenti ravvicinati, son ben presenti nel film. La comicità e lo sviluppo dei personaggi, invece, presentano un peso maggiore: Will Smith e Martin Lawrence ripropongono la loro perfetta alchimia ed insieme ai nuovi (giovani) interpreti rendono questo film made in Hollywood qualcosa di interessante. L’assenza di sequenze spettacolari non risulta penalizzante, perché sono sostituite da grandi momenti di umorismo uniti a una grande dose d’azione, per appagare i fan della saga e del genere.
Siamo sempre più convinti sul fatto che i ritorni nostalgici saranno il pane quotidiano a Hollywood per un po’ di tempo e, se tutti sapranno reinventarsi come Bad Boys for Life, potrebbe esserci spazio per un cinema d’azione se non radicalmente diverso, almeno più umano, più attento all’ironia e allo spirito dei personaggi.
Gabriela