Bad Luck Banging or Loony Porn recensione film di Radu Jude con Katia Pascariu, Claudia Ieremia, Nicodim Ungureanu e Olimpia Malai
Bad Luck Banging or Loony Porn è il più recente Orso d’Oro al Festival del Cinema di Berlino, diretto dal rumeno Radu Jude. Classe 1977, dopo un’esperienza come assistente di Costa-Gravas Jude era già stato premiato per le sue precedenti opere al Festival di Locarno e alla stessa Berlinale, facendosi notare per le sue tematiche di analisi storica e sociale ed il suo umorismo surreale.
Bad Luck Banging or Loony Porn non si stacca da questo filone, soffermandosi, con diversi detour, sulla storia di un’insegnante delle elementari che, in una Bucarest ipercontemporanea che affronta gli effetti della pandemia, si trova all’improvviso ad essere, suo malgrado, protagonista di un video porno caricato su Internet probabilmente da un informatico che aveva riparato il computer di suo marito. La situazione porterà a un vero e proprio “processo” all’insegnante, da parte dei colleghi e dei preoccupati genitori dei suoi alunni, nel cortile della scuola.
Bad Luck Banging or Loony Porn punta tutto sul contemporaneo, sullo Zeitgeist, e nel complesso riesce. La storia innanzitutto è molto attuale, e chi segue le notizie non avrà difficoltà a ritrovare dei forti parallelismi con analoghi episodi reali accaduti anche in Italia negli ultimi mesi e anni: Bad Luck Banging or Loony Porn tratta così di una tematica al centro del dibattito social contemporaneo, quella del Revenge Porn, declinandola però in partenza in un’ottica più scanzonata e paradossale, perché il video hot non è stato caricato per vendetta da un ex-partner, ma quasi per scherzo da uno sconosciuto senza volto.
Ma Bad Luck Banging or Loony Porn è ipercontemporaneo anche per la sua rappresentazione del Coronavirus e dei suoi effetti sociali: le mascherine, il distanziamento interpersonale di un metro e mezzo, il costante misurare la temperatura, tutti questi elementi, ormai entrati nella nostra quotidianità pandemica, al pari del fenomeno del negazionismo, sono fedelmente trasposti nel film di Jude, che senza avere le pretese di essere un instant movie si trova comunque a testimoniare una situazione sociale concreta senza filtrarla.
In generale, in tutte le parti di finzioni del film la macchina da presa mantiene un atteggiamento “osservativo”, nei suoi movimenti, nei suoi zoom; e frequenti sono i “guizzi” di analisi sociale, che mostrano del catcalling ai danni della protagonista Emi (Katia Pascariu) o degli insulti omofobi a danni di sconosciuti. Una certa cura – e un certo impulso filosofeggiante – viene dimostrata da molti dei dialoghi e delle didascalie, che contengono piccole perle aforistiche come “quando la verità è importante preferisco scrivere storie di fantasia“.
La parte più interessante in effetti è il secondo atto del film, quando la storia di Emi viene messa momentaneamente in pausa a favore di una sorta di “dizionario” della Romania contemporanea con lemmi di ogni genere accostati da immagini sempre feconde in termini di intuizione ed ironia, da “armata” a “Chiesa Ortodossa rumena”, da “pompino” a “uomo”. Simpatica anche la scelta di lasciare il finale “aperto”, o meglio di proporre “tre finali possibili” e opposti al verdetto del processo scolastico che vede Emi al banco degli imputati.
Sicuramente l’opera di Radu Jude è un film “di nicchia”, per quanto possa valere questa definizione, ed è tradizione del Festival di Berlino prediligere opere più autoriali e meno generaliste di quanto facciano, soprattutto negli ultimi anni, festival come Cannes, Venezia o il Sundance. L’impressione generale, guardando questo nuovo Orso d’Oro, è quello di assistere al film di un Marco Ferreri rumeno e contemporaneo, socialmente più empatico e dai colori meno vividi: ci vuole un po’ a entrare nelle logiche un po’ surreali del film, ma una volta trovata una connessione Bad Luck Banging or Loony Porn è un’esperienza cinematografica poco scontata e decisamente mai prevedibile.