Beastie Boys recensione film di Yoon Jong-bin con Yoon Kye-sang, Ha Jung-woo, Yoon Jin-seo, Lee Seung-min e Ma Dong-seok Far East Film Festival 23
Il quartiere di Seoul Cheongdam-dong di notte si trasforma da ambito luogo per lo shopping di lusso ad altrettanto ambito luogo del piacere. Lì, le donne che lavorano negli hostess bar, una volta finito il lungo turno nei locali sotterranei della città, rovesciano la loro posizione di intrattenitrici e vengono a loro volta allietate dalla presenza di aitanti giovani pronti a fare loro compagnia per qualche won sudcoreano tra grandi bevute e sfarzose cene.
Seung-woo (Yoon Kye-sang) è stato da poco introdotto a questa sorta di lavoro di escort al maschile, e nonostante sia molto richiesto la sua è una professione che ancora lo mette a disagio. Tutto è cominciato da Jae-hyeon (Ha Jung-woo), mentore e leader dei ragazzi, pronto a dispensare consigli su come atteggiarsi con le clienti, e abile a circuire le ricche donne ma non a tirarsi fuori dai guai. Braccato da un gruppo di criminali a cui il guru della lussuria deve saldare ancora un debito, Jae-hyeon è costretto a spillare soldi alla sua fidanzata Han-byul (Lee Seung-min), sorella del suo collega Seung-woo.
Beastie Boys: storie d’amore e gigolò
Storie di gigolò e storie d’amore dunque nel secondo lungometraggio del regista coreano Yoon Jong-bin datato 2008 e presentato fuori concorso al 23esimo Far East Film Fest, che con Beastie Boys realizza un ritratto poco scontato e ancor meno consolatorio di un mondo celato nella notte della Seoul moderna, in cui il corpo e la compagnia momentanea di donne, e in questo caso soprattutto uomini, diventa merce di scambio per compensare solitudini come fosse un qualunque altro bene di lusso.
È l’opulenza delle ricche clienti infatti a fare da contraltare alla miseria umana dei loro gigolò per una notte, contribuendo così ad accendere una sorta di riflessione sociale che il film sembra in ultima istanza innescare, issando numerosi quesiti su quanto sia possibile (o meno) iscrivere in un contesto del genere qualsiasi tipo di relazione sentimentale e di fiducia. La storia dapprima affine e naturale nata tra Seung-woo e Ji-won (Yoon Jin-seo) infatti, studentessa di giorno e hostess la sera, viene utilizzata dal regista per creare la tensione emotiva e psicologica come escalation di violenza di una relazione impossibile e ossessiva, pronta a finire in tragedia vera e propria.
Riflessioni sociali sulla Corea moderna
Ma nonostante lo sguardo del regista, al contempo neutro ma decisamente molto crudele, il film di Yoon Jong-bin non riesce quasi mai ad inglobare lo spettatore nell’umanità perduta che va raccontando, alternando sequenze dei due protagonisti maschili come se fossero fra loro non interconnesse, ognuno nella loro personale discesa agli inferi ma senza catturare davvero la volontà di chi sta al qua dello schermo di capirne di più – o tantomeno appassionarsi nel loro ingrato destino.
Di Beastie Boys rimane, a tredici anni di distanza, una fotografia socio-economica della Corea moderna, con tutte le sue contraddizioni e i suoi perigli, con i divari sociali e la costante attenzione all’estetica dell’apparire. E per essere un film del 2008, di certo ha ancora molto da dire.