Benedetta recensione film di Paul Verhoeven con Virginie Efira, Charlotte Rampling, Lambert Wilson, Hervé Pierre, Olivier Rabourdin e Daphne Patakia
E Benedetta? Il titolo più atteso del concorso (insieme a The French Dispatch di Wes Anderson), l’anno passato fermato dalla pandemia, non delude.
Eccessivo, trasgressivo, erotico, blasfemo, violento, conturbante. Chi più ne ha, ne metta. C’è spazio per tutto nel film di Paul Verhoeven.
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Ispirata a Benedetta Carlini – suora omosessuale e (forse) miracolosa del Seicento, nel convento di Pescia, in Toscana – la protagonista è interpretata con capacità e sessualità da Virginie Efira. Brava. Ma una gigantesca Charlotte Rampling (al Festival appena vista anche nel film di Ozon), le ruba la scena.
La provocazione è studiata a tavolino. Ma riesce bene all’ultra ottantenne olandese di culto, regista di Basic Instinct, Atto di Forza, Elle, RoboCop e, appunto, Benedetta.
Che non sfigura nella sua filmografia, ricca di fan come di detrattori.
Non è, di certo, da Palma d’Oro. Ma un film che diverte, chi deve divertire. E farà arrabbiare chi vorrà arrabbiarsi. Di fronte a un giocattolo in costume, congegnato da chi ben conosce le regole del cinema.
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