Better Days recensione film di Derek Kwok-cheung Tsang con Zhou Dongyu, Jackson Yee, Yin Fang, Huang Jue, Wu Yue, Zhou Ye e Zhang Yifan
Vincitore del Far East Film Festival 2020 dopo aver fatto incetta di premi ai 39esimi Hong Kong Film Awards e con la fama di essere controverso, bloccato addirittura due volte dalla censura, Better Days è l’opera seconda del regista Derek Tsang. Un percorso che conta anche un’annunciata partecipazione alla Berlinale, con defezione dell’ultimo momento e conseguente posticipazione dell’uscita nelle sale in patria.
Ma qual è l’origine di un così grande clamore? Probabilmente il tema al centro del film, sempre più oggetto di attenzione anche da parte del governo cinese. Better Days nasce infatti dall’urgenza di raccontare e invitare alla riflessione sul bullismo, un problema diffusissimo e che accomuna culture molto differenti tra di loro.
Attraverso una costruzione narrativa circolare, Derek Tsang ripercorre a ritroso gli anni dell’adolescenza di Chen Nian, timida e irreprensibile studente all’ultimo anno di liceo che vive con un misto di tensione e speranza per il futuro la preparazione ai Gaokao, esami che consentono l’accesso alle varie facoltà universitarie. Un clima non molto differente da quanto narrato da molto cinema americano: necessità di primeggiare, desiderio di non deludere i propri genitori e la sensazione che si tratti di un momento fatidico per il passaggio all’età adulta. In un momento di frustrazione generale, prendono corpo quindi i più bassi istinti adolescenziali che spesso si riversano sui più deboli. Chen Nian diventa bersaglio di un gruppo di bullette quando, in seguito al suicidio di una sua compagna di classe, decide di non rimanere a guardare e copre con la sua giacca il corpo della giovane.
Abbandonata dalla madre, che prova a barcamenarsi per trovare dei soldi e vive nella speranza del riscatto proprio attraverso il futuro della figlia, e dalle istituzioni, soprattutto la scuola, Chen Nian trova l’unico appiglio di salvezza in Xiao Bei, un delinquente reso tale dalle avversità della vita e dai genitori che non hanno voluto prendersi cura di lui. Una storia solo apparentemente banale che Derek Tsang riesce a riempire di sfumature, lavorando alla costruzione di una perfetta chimica tra i due (bravi) protagonisti.
Pur rimanendo in alcuni momenti imbrigliato nelle trappole del cinema a tesi (nasce proprio con un fine eminentemente educativo), Better Days si discosta dal teen drama che ci aspetteremmo, alla Tredici per intenderci, e non ha paura di giocare con i generi: dal racconto di formazione al mélo, passando per il crime e il thriller. Tsang rifugge poi la distinzione da manicheismo tra bene e male e costruisce dei personaggi che oscillano continuamente tra i due poli e che sono spesso la diretta conseguenza del contesto in cui sono cresciuti e dell’educazione che hanno ricevuto.
Il film tiene fino alla fine a livello emotivo, con qualche colpo di scena di troppo nell’ultima parte, e arriva diretto al cuore e soprattutto alla testa di chi guarda, restituendo il giusto valore al messaggio che si vuole veicolare. È infatti dell’ottobre del 2019 una campagna per contrastare il bullismo e la violenza nelle scuole primarie e medie di tutta la Cina. Un problema serio e sentito che si vuole affrontare attraverso un’operazione di monitoraggio dei potenziali rischi. Ben venga, quindi, la lente di ingrandimento di un cinema di qualità.