Black Flies

Black Flies recensione film di Jean-Stéphane Sauvaire con Sean Penn e Tye Sheridan [Cannes 76]

Sean Penn e Tye Sheridan in Black Flies di Jean-Stéphane Sauvaire, la recensione in anteprima mondiale dal Festival di Cannes 2023

Black Flies recensione film di Jean-Stéphane Sauvaire con Sean Penn, Tye Sheridan, Gbenga Akkinagbe, Raquel Nave, Kali Reis, Michael Pitt, Katherine Waterston e Mike Tyson

Black Flies: da eroi a poveri stronzi, i paramedici sono le vere vittime del film di Sean Penn

C’è una certa qual perversione di fondo che viene a crearsi ogni volta che Sean Penn sbarca a Cannes con un film da presentare, magari anche in concorso, come nel caso di Black Flies. I vertici del triangolo di questo gioco perverso sono: giornalisti, il direttore del Festival Frémaux e ovviamente lui, il divo, attore e regista Sean Penn.

È successo qualche anno fa quando, forte del suo nome, ha presentato a Cannes il film che doveva essere il trampolino di lancio della carriera di sua figlia. Una vita in fuga però si è dimostrato una pellicola tremenda, così come la performance di Dylan Penn, che ha ereditato una certa qual somiglianza col padre, ma non il suo talento recitativo. I giornalisti l’hanno scritto, anche con un po’ di divertimento, nelle loro stroncature. Penn non ha gradito per nulla e non ha esitato a farlo sapere.

Salto in avanti al 2023, quando sbarca in concorso il nuovo film di Jean-Stéphane Sauvaire tratto da un romanzo del 2008 a firma di Shannon Burke. Basta una rapida occhiata al materiale promozionale per capire che Black Flies è in concorso proprio grazie alla presenza nel cast di Sean Penn e probabilmente per rinnovare il gioco al massacro della scorsa esperienza. Viene da chiedersi come sia possibile negare un posto nella sezione più prestigiosa al grande ritorno di Víctor Erice con Cerrar los ojos, a trent’anni dal suo ultimo film, per propinarci Black Flies. Di gran lunga il titolo peggiore in corsa per la Palma. Da qui alla teoria del complotto è un attimo.

Cos’ha di tanto terribile questo film? Purtroppo uno degli errori più clamorosi che può fare una pellicola: partire con le migliori intenzioni del mondo e naufragare in un risultato che fa veramente un brutto servizio al suo soggetto d’indagine.

Black Flies recensione film di Jean-Stéphane Sauvaire con Sean Penn e Tye Sheridan
Tye Sheridan (Credits: FilmNation Entertainment/Sculptor Media)

Black Flies fa riferimento alle mosche che circondano cadaveri e corpi in decomposizione, che fanno abbondante e dettagliata mostra di sé durante il film. A frapporsi tra la morte e gli sventurati che vi si avvicinano ci sono gli ambulanzieri della città di New York, che dovrebbero essere gli eroi della situazione. Tutt’altro che celebrativo, il film del francese Jean-Stéphane Sauvaire vuole invece raccontare quanto ingrato, mal pagato, pericoloso e snervante sia il loro lavoro. Solo che nel farlo finisce costantemente per ritrarre gli ambulanzieri come dei poveri stronzi, quando non i protagonisti di un horror mancato.

C’è una scena in particolare che rivela l’assoluta incapacità di questo film di trasmettere al pubblico il messaggio che si è prefissato, finendo invece per avere sinistri sottotesti suggeriti non intenzionalmente.

Olly Cross (Tye Sheridan) ha fallito il primo esame per entrare alla facoltà di medicina. Vive a China Town, dividendo uno spoglio appartamento con cui coinquilini cinesi senza corpo e senza volto, che descrive come fuori di testa. Per sbarcare il lunario entra nel corpo di paramedici che serve sulle ambulanze, facente riferimento al dipartimento dei vigili del fuoco. Olly si muoverà per la città in ambulanza, prestando primo soccorso a chi ne ha bisogno e portandolo in ospedale.

Il suo caposquadra (un Mike Tyson in un ruolo piccolo ma convincente) lo affianca a un veterano, interpretato da Sean Penn: sciupato, disilluso, perfetto per la parte. Il duo, tra alti e bassi, trova un equilibrio, ma a un certo punto il personaggio di Penn si fa da parte. Olly viene affiancato a un collega che, come gesto di benvenuto, gli ha fatto uno scherzo crudelissimo. Uno che in ambulanza spara musica death metal a tutto volume. Tra un intervento e l’altro il collega dice a Olly che quando si chiudono le porte dell’ambulanza “non siamo più pedine, siamo dei”. L’implicazione terribile di queste parole è da incipit di un horror molto angosciante. Il film però nemmeno si rende conto di questo e prosegue per la sua strada.

Sean Penn
Sean Penn (Credits: FilmNation Entertainment/Sculptor Media)

Un cammino fatto di paramedici e ambulanzieri che si trovano di fronte una serie infinita di emergenze mediche con soggetti poco collaborativi, devastati dalla vita e dal sistema sanitario statunitense, che hanno solo rabbia e ancora rabbia da dare. Non c’è uno spiraglio, una speranza. Non c’è un bianco tra i tanti pazienti: solo persone povere, vagabondi, drogati di varie etnie e donne in situazioni difficilissime.

Black Flies vorrebbe denunciare questa situazione, ma sembra più che altro intavolare un gioco al rialzo sulla scala della miseria umana. I pochi personaggi femminili poi servono come ancillare dei protagonisti. Sono vittime, sono corpi da scopare, ex da criticare, ma mai persone. Emblematica per esempio è la donna senza nome che Olly incontra in discoteca, con cui ha amplessi intensi e fotografati con cura, in cui si vedono corpi nudi e peluria genitale, salvo poi arrivare la reazione inconsulta del protagonista, che finisce quasi per strangolarla. La donna esce di scena così come è entrata, mero artificio narrativo.

Le sottigliezze insomma non sono il forte di Black Flies, anzi. D’altronde il suo protagonista fa di cognome Cross (croce), gira con un giubbotto rosso con grandi ali dorate ricamate sulla schiena e a un certo punto, senza nessuna ragione apparente, si libera dei pochissimi oggetti presenti nella sua spartana abitazione e dorme per terra sotto un quadro dell’arcangelo Michele. Arcangelo elencato tra i ringraziamenti del regista nei titoli di coda.

Sintesi

Black Flies è un film che nel tentare di calcare la mano sul discorso che vuole affrontare fa passare i suoi eroi per poveri stronzi e si copre spesso di ridicolo involontario. Senza Sean Penn, avrebbe faticato ad approdare fuori concorso a Cannes.

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