Blue Beetle recensione film di Angel Manuel Soto con Xolo Maridueña, Bruna Marquezine, Susan Sarandon, Raoul Max Trujillo, Harvey Guillén, Belissa Escobedo
Non ci si può distrarre un attimo che spunta fuori un nuovo supereroe.
Forse a causa dei tempi difficili per il cinema, si avverte la necessità di fornire al pubblico nuovi orizzonti culturali in nome di una maggiore inclusività e rispetto per le minoranze.
Blue Beetle potrebbe così essere facilmente scambiato per un film che parla delle difficoltà di una famiglia latina alle prese con lo sgretolamento di una comfort zone faticosamente costruita per tutta la vita.
Jaime Reyes (Xolo Maridueña) si trova a dover affrontare il peso del debito studentesco contratto per conseguire una laurea in giurisprudenza e l’onere morale e materiale di evitare il fallimento economico della sua famiglia. La sua vita avrà una svolta nell’istante in cui uno scarabeo sgargiante, nascosto dentro una confezione da fast food, gli piomba addosso e gli si pianta nella spina dorsale.
Dando per scontato il parallelismo con il celebre morso del ragno radioattivo, la genesi di Blue Beetle percorre traiettorie narrative e supereroistiche ben collaudate, senza preoccuparsi troppo di dover essere originale. Il vento in poppa che lo rende gradevole – pur essendo una ennesima variazione sul tema – è rappresentato da un contesto culturale e relazionale limitrofo e diverso rispetto al modello americano imperante.
È un’operazione simile a quella di Gundala, una delle chicche del Far East Film Festival che vedeva sullo schermo il primo supereroe indiano estraneo alla Marvel e alla DC. Con lo scarabeo blu si resta nell’alveo di quest’ultima, ma c’è una connotazione estetica inusuale, anche per la mancanza dei soliti riferimenti spaziali.
Ci sono location nuove. La casa della famiglia Reyes è una villetta dei sobborghi di una metropoli latino americana sospesa tra progresso e passato, ma quello che più attira è come un’etica familiare forte riesca a fondersi sinceramente con un potere straordinario arrivato per caso.
Certo, Blue Beetle non si scrolla di dosso il fardello di dover accendere il solito fuoco di paglia con una disputa che sa di scrittura finta contro il binomio di villain Susan Sarandon – Raoul Max Trujillo. Un fuocherello di sterpaglie che si esaurisce in uno sbuffo di fumo, nonostante sequenze action molto credibili e ben orchestrate.
A conti fatti, Blue Beetle intrattiene con il minimo sforzo, non soffrendo più di tanto il passaggio in corso d’opera dallo streaming alla sala. Strappa qualche risata genuina e in alcuni casi riesce a coinvolgere un pubblico più attento senza dover trascurare quello generalista.
La scelta vincente, comunque, è sicuramente quella di puntare sull’identità fornita dal contesto della storia, rendendola globale quel tanto che basta per non scadere nello stereotipo.