La storia di uno dei più grandi campioni nella memoria del tennis, ragazzino difficile e dalle umili origini capace di divenire il numero uno al mondo, macchina implacabile sin dagli esordi come più giovane vincitore di un match in Coppa Davis a soli 15 anni fino a 11 titoli del Grande Slam e 64 tornei professionistici.
Janus Metz Pedersen in Borg McEnroe ci racconta il Borg intimo, mai visto, sin dalla tenera età, scegliendo un percorso emozionante che ci mostra la vera storia di una leggenda che si plasma: le difficoltà, le rinunce, le paure, fino a quel meccanismo unico, magico ed imprevedibile, che porta una persona con un grande potenziale e grandi ambizioni inespresse a trasfigurare le proprie attitudini mentali per diventare il campione, il migliore, in un’ascesa irrefrenabile per chiunque altro.
Il vulcano celato dentro un iceberg impenetrabile, Borg è il più grande tennista su terra rossa della storia ma i suoi numeri sono talmente impressionanti da renderlo una figura unica nella storia del tennis, considerato il suo ritiro in giovanissima età che non gli ha impedito comunque di essere tutt’oggi il più giovane vincitore di 11 Slam e di essere tra i 10 tennisti più vincenti di sempre, seppur con molti anni giocati in meno.
Sverrir Gudnason e Shia LaBeouf danno vita sul grande schermo all’inizio di una leale rivalità prima e grande amicizia poi, dimostrandosi entrambi estremamente credibili e preparati sui ruoli da interpretare.
Il Björn Rune Borg cinematografico è supportato in modo magistrale da Stellan Skarsgård, nelle vesti del coach e mentore Lennart Bergelin, colui che ha acceso la macchina perfetta in grado di far nascere il tennis moderno anche attraverso le rivalità storiche e le sfide indimenticabili con John McEnroe e Jimmy Connors.
Borg McEnroe è un film su Björn Borg, non su Borg e McEnroe, ma John McEnroe è un meccanismo importante per capire la psicolgia di Borg e spiegare il profondo significato di cosa possa accadere ad una macchina perfetta quando decide di spegnersi.
Un film motivazionale molto bello, non sullo sport ma sulla persona, non sul tennis ma sull’approccio mentale ed emozionale, scritto da Ronnie Sandahl con Shia LaBeouf in grande spolvero, Tuva Novotny e Robert Emms.