Boris 4 recensione Episodi 1-2 serie TV di Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo con Francesco Pannofino, Caterina Guzzanti, Pietro Sermonti, Carolina Crescentini, Alessandro Tiberi, Ninni Bruschetta, Antonio Catania e Paolo Calabresi
Per un ritorno in grande stile, Boris 4 si poggia su una delle più grandi verità gattopardiane: tutto deve cambiare, perché tutto resti come prima. Conservare il graffio satirico che ha colonizzato un pubblico senza pari in Italia vuol dire smetterla di prendersela con la televisione generalista e spostare il focus sullo streaming, pestando i piedi ai nuovi padroni di casa di Disney+. Basta con Gli Occhi del cuore, è il momento di raccontare la vita di Gesù alla c**** di cane per ripetere il miracolo dopo un’eternità dietro e davanti allo schermo.
In mezzo c’è un dialogo con i quindici anni passati dalla prima messa in onda, non scomparsi come per magia come vorrebbero le sit-com americane ma scaricati sullo storico cast in una misurata trasformazione nello spazio rotondo e ben definito nella boccia di Boris. Luca Ciarrapico e Giacomo Vendruscolo hanno cambiato l’acqua dell’iconico pesciolino, sostituendo quella potabile del rubinetto con una riserva prelevata direttamente dalle pure fonti dell’Himalaya. C’è un codice di comportamento da rispettare anche se si è “in famiglia”, bisogna fare call con il board americano e sorridere all’operatore di backstage. Immaginate per un attimo Biascica (Paolo Calabresi) e tutto quello che avrete pensato diventerà realtà.
C’è davvero tutto e quello che manca per cause di forza maggiore – Mattia Torre e Roberta Fiorentini nei primi due episodi, nei prossimi anche Arnaldo Ninchi – trova comunque la sua collocazione nel campo dell’inquadratura disegnata da Duccio Patanè (Ninni Bruschetta) per Renè Ferretti (Francesco Pannofino). I “gran maestri” della m**** sono diventati boomer col fiato spezzato da un mondo in cui non possono più farla da padrone. Non c’è più la rete, comandano l’algoritmo e la piattaforma, ma la stella polare rimane costantemente il minimo risultato con il minimo sforzo.
Lorenzo Mieli, produttore della serie per conto di The Apartment Pictures, ha detto che si sono allineati i pianeti per Boris 4 dopo un periodo di dubbi e reticenze qualitative e quantitative su un prodotto che aveva trovato già la sua perfezione. Nei primi due episodi sembra che la resurrezione sia avvenuta con la ruggine degli anni che viene via. Ora ne mancano altri sei per decretarne il completo successo e bisogna mantenersi cauti. Qualcuno direbbe Dai, dai, dai, ma in inglese il mantra di Boris suona come un’anatema…