Brennero

Brennero recensione serie tv episodi 1 e 2 [Rai]

La nuova serie RAI: suspense e caccia al mostro

Brennero recensione episodi 1 e 2 serie tv con Elena Radonicich, Matteo Martari, Richard Sammel, Lavinia Longhi e Paolo Briguglia [Rai]

di Federico Lojacono

 

Dopo tre anni di quiete, un serial killer torna a terrorizzare la città di Bolzano. il pubblico ministero Eva Kofler (Elena Radonicich) riceve l’incarico di catturare il “Mostro”, un caso che neanche suo padre, Gerhard Kofler (Richard Sammel), ex-procuratore capo e malato di Alzheimer, era riuscito a risolvere.

Eva si trova a fare squadra con l’ispettore Paolo Costa (Matteo Martari) che ha perso una gamba e una partner nel tentativo di catturare il killer e da allora non ha mai smesso di cercare il Mostro. La cautela della PM e l’irruenza dell’ispettore li porteranno più volte a scontrarsi, ma per i due questo è solo l’inizio di una caccia all’uomo che coinvolge tutta la città.

da anni ormai, Rai Fiction si impegna a portare sullo schermo le regioni d’Italia meno rappresentate dal cinema e dalle serie tv. Pensiamo alla Valle d’Aosta di Rocco Schiavone, alla Liguria di Blanca o alla Puglia di Le indagini di Lolita Lobosco.

Brennero, serie prodotta da Rai Fiction e Cross Productions, ci conduce nei freddi territori dell’Alto Adige. Le solitarie strade di montagna, i boschi spogli e l’abbigliamento invernale dei personaggi, fatto di giacche pesanti e maglioni, insieme alla gelida direzione della fotografia costruiscono quell’atmosfera glaciale tipica dei thriller scandinavi, che da molti anni dominano il genere.

L’ambientazione è il punto di maggior pregio della serie. L’intreccio thriller, infatti, non brilla per originalità e presta il fianco a domande che potrebbero smontarlo facilmente, ma nasce da uno spunto che sfrutta al meglio le possibilità del territorio: il Mostro di Bolzano è un fanatico che rivendica i diritti dei cittadini italiani scegliendo come vittime solo cittadini di lingua tedesca.

La fiction pone quindi al centro la divisione linguistica e culturale dell’Alto Adige, una parte di storia e di contemporaneità forse estranea alla maggior parte degli spettatori.

Sono proprio l’impossibilità di comunicare, l’inclusione fra culture solo apparente e i rancori sotterrati gli ostacoli che minano l’indagine dei protagonisti, ciascuno con i suoi demoni da affrontare. Mentre Eva deve combattere la malattia e la pesante ombra del padre, oltre ai pregiudizi che subisce in quanto donna e figlia dell’ex-procuratore capo, Costa deve superare la sua ostilità nei confronti dei cittadini di lingua tedesca, soprattutto verso il padre di Eva che, a detta sua, lo ha rimosso dal caso a causa delle sue origini italiane.

L’impostazione che la serie sembra ricalcare (i prossimi episodi lo confermeranno o meno) è quella di The Mentalist, dove l’obiettivo di una coppia di investigatori sarebbe la cattura di un serial killer, ma poi i casi che effettivamente affronta sono solo tangenziali. In essi il Mostro ha avuto solo un ruolo da pianificatore, come un silenzioso burattinaio.

Questi primi due episodi hanno sicuramente gettato delle buone basi per la collaborazione fra i protagonisti che, grazie al brillante lavoro fatto dagli interpreti, è l’altro grande punto di forza della serie. Sorge però il dubbio su quanto a lungo si possa rimandare la cattura del Mostro prima che questo si riveli come un mero artificio narrativo per tenere vicini i due protagonisti.

Sintesi

Brennero mette in scena un’atmosfera e un’ambientazione sfruttate al meglio, ma gli ingranaggi thriller non perfettamente oliati fanno preoccupare in merito all’effettiva riuscita dell’impresa.

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