Bridgerton 2 recensione serie TV di Chris Van Dusen prodotta da Shonda Rhimes con Jonathan Bailey, Simone Ashley, Phoebe Dynevor, Claudia Jessie, Charithra Chandran, Nicola Coughlan e Luke Newton
È una verità universalmente riconosciuta che dove c’è il nome di Shonda Rhimes seguirà un successo di pubblico. Lo abbiamo visto con la pluripremiata Grey’s Anatomy, con Scandal e ora anche con il fenomeno Bridgerton. Non solo la prima stagione, ma anche la seconda si è rivelata un trionfo in termini di visualizzazioni per la piattaforma, finendo di buon diritto nella Top Ten delle serie più viste.
La seconda stagione, composta da otto episodi, riprende a un anno esatto dalla prima: Daphne (Phoebe Dynevor) ha sposato il suo duca di Hastings e la coppia vive felice con il primogenito Augie. Ma a casa Bridgerton è di nuovo tempo di stagione e il debutto quest’anno tocca alla ribelle Eloise (Claudia Jessie), mentre Anthony (Jonathan Bailey) è più deciso che mai a trovare la moglie perfetta che possa diventare la nuova viscontessa. La scelta sembra ricadere su Edwina Sharma (Charithra Chandran), giunta in città con la sorella Kate (Simone Ashley) e la madre Mary direttamente da Bombai. Nonostante Edwina sembri affascinata da Anthony, il visconte dovrà superare prima l’ostilità della sorella maggiore Kate, decisa a vedere la sorella sposata per amore e non per dovere. Come se non bastasse, Lady Whistledown, alias Penelope Featherington (Nicola Coughlan) è tornata a tormentare i membri dell’alta aristocrazia con i suoi pettegolezzi e la regina Charlotte (Golda Rosheuvel) ha tutte le intenzioni di smascherarla questa volta. Tra un ballo a corte, una passeggiata a Mayfair e un tè con la regina, tutti i personaggi impareranno a loro spese che l’amore ha le sue regole e non sempre è facile giocare secondo queste…
Bridgerton 2: una stagione che lascia spazio ai comprimari
Il pubblico è ormai familiare con l’ucronica società portata sullo schermo da Chris Van Dusen e così la seconda stagione parte spedita, dando più spazio anche ai comprimari, come i minori dei fratelli Bridgerton, ancora lontani dagli intrighi amorosi dei maggiori. Inoltre, mentre la prima aveva quasi concentrato la sua attenzione più sulla coppia Daphne–Simon, in questa seconda stagione i personaggi secondari hanno maggiore libertà di movimento, sebbene non vengano fatti passi avanti per tutti allo stesso modo.
I percorsi più interessanti sono sicuramente quelli compiuti da Eloise e Penelope, il cui rapporto è messo in crisi dalla doppia identità di Penelope come Lady Whistledown e dai continui tentativi di Eloise di sfuggire alle regole della società benpensante. Entrambe, infatti, a modo loro, tentano di allontanarsi dal ruolo a cui sono state relegate, ma finiscono con il creare delle ulteriori gabbie dorate di cui restare prigioniere. Penelope, in particolare, mostra un lato del suo personaggio che la rende interessante agli occhi del pubblico: non è più solo la dolce ragazza un po’ timida e che fa da tappezzeria, ma attraverso la penna affilata del suo alter ego può esprimere la frustrazione e l’inadeguatezza che prova nel non poter far parte della società in cui vive. Eterna amica, confidente, co-protagonista, anzi peggio: tappezzeria. Invisibile a tutti, compreso Colin (Luke Newton) di cui è innamorata. Penelope vorrebbe essere parte di quel mondo ipocrita e dorato e per questo si scontra con Eloise, il cui privilegio le permette di essere parte attiva di balli e cerimonie, che non vede l’ora di evitare. Pur provando affetto l’una per l’altra, entrambe non riescono a fidarsi completamente e a rivelare i rispettivi segreti, rischiando così di porre fine a un’amicizia decennale.
Molto più in sordina sono le storyline degli altri due fratelli Bridgerton: Benedict, che sarà protagonista della terza stagione, ancora impegnato nel perseguire i suoi sogni di artista e Colin, tornato dalla Grecia di recente e il cui tormentato amore per Miss Thompson è -dobbiamo dirlo – alquanto stantio e poco interessante. Confidiamo, però, in una terza stagione che permetta a entrambi di evolvere maggiormente come personaggi.
Sono, invece, molto riuscite le storyline della famiglia Sharma: rispetto alle controparti cartacee, nate dalla penna di Julia Quinn, la famiglia ha origini indiane. Mary Sheffield lasciò l’Inghilterra per seguire il padre di Kate, un uomo di umili origini, a Bombay e dal loro matrimonio nacque Edwina. Alla morte del padre, Kate ha preso sulle sue spalle la responsabilità della famiglia e del loro benessere. Il background indiano non solo allarga ulteriormente i confini del mondo inglese di Bridgerton 2 ma introduce elementi della cultura indiana, dai nomignoli che usano Kate ed Edwina ai colori dei loro abiti, fino ad alcuni momenti significativi che la famiglia vive insieme.
Sensualità e atmosfere alla Jane Austen
Ma non dobbiamo dimenticare che al centro di Bridgerton 2 c’è, soprattutto, l’amore: non solo quello per la famiglia, nucleo fondamentale della società, ma anche tra due individui. E mentre nella prima stagione l’amore tra Daphne e Simon esplodeva con passione, in questi otto episodi il legame tra Anthony e Kate si dipana in maniera lenta, ma inesorabile e lascia il posto a un sensualità maggiore, in cui a dominare sono gli sguardi e i respiri che si sincronizzano, tocchi fugaci di mani e interminabili balli. Ma è anche un amore che sfrutta sapientemente il trope narrativo enemies to lovers e anche un alterco in un giardino o durante una battuta di caccia diventa metafora della lotta d’amore tra innamorati.
Il merito della riuscita di questa coppia è anche dovuto alla chimica tra i due interpreti: Jonathan Bailey e Simone Ashley (Sex Education) dimostrano di essere affiatati e portano sullo schermo due personaggi complessi e interessanti da analizzare. Anthony, dopo la parentesi libertina della prima stagione, ha infatti deciso che chiuderà il suo cuore per sempre e sposerà solo una donna che sarà adatta al ruolo di viscontessa Bridgerton. La decisione deriva da un lutto e da un dolore passato che il giovane non ha superato e che lo ha spinto a chiudersi in una corazza impenetrabile, persino ai suoi stessi fratelli, e a smettere di sorridere. Un destino simile è toccato a Kate, che ha preso sulle spalle il destino della sua famiglia e ha deciso di voler vivere la sua vita come una donna indipendente e nubile, aiutando Edwina a sposarsi e a ottenere il suo lieto fine. Il personaggio di Sharma è la vera perla della seconda stagione: una bisbetica non domata, carismatica, arguta e che non ha paura di rispondere per le rime. L’amore per Anthony arriva a sconvolgere le sue certezze e le fa riscoprire desideri che credeva assopiti. Questa seconda stagione deve tantissimo alla letteratura romance e in particolare al noto Orgoglio e pregiudizio: non solo le discussioni tra Anthony e Kate ricordano quelle tra Lizzie e Darcy, ma negli episodi sono presenti motivi musicali tratti dall’omonimo film di Joe Wright del 2005.
Emancipazione femminile e diverse prospettive
Già nella prima stagione, Bridgerton aveva mostrato diversi tipi di femminilità e la validità di ognuno, senza generare competizioni tra – ad esempio – i sogni di Daphne di crearsi una famiglia e quelli di Eloise di essere una figlia ribelle. In Bridgerton 2 questa struttura narrativa viene portata avanti, sebbene non in maniera così riuscita come la prima stagione. Viene mostrato chiaramente quanto sia difficile essere una donna nella società dell’epoca e le diverse conseguenze che spettano a uomini e donne in caso di situazioni compromettenti, o quanto una donna nubile non sia vista di buon grado in società. L’assenza di un compagno viene, infatti, percepita come una mancanza importante e le uniche donne a cui non è richiesto sposarsi sono le vedove, che già hanno sperimentato le gioie del matrimonio. Kate, ad esempio, più volte viene apostrofata come una mina vagante, troppo ostica per piacere ai gentiluomini inglesi e i cui desideri di una vita libera e indipendente sono soltanto un meccanismo di difesa per evitare di pensare all’assenza di amore nella propria vita. Stessa sorte sembra incontrare Eloise, le cui indagini su Lady Whistledown la portano a invaghirsi di un giovane tipografo. Il mondo di Bridgerton è un mondo in cui vige amatonormatività, il che non dovrebbe sorprendere visto che appartiene al genere romance, ma sarebbe interessante vedere un nuovo punto di vista, in cui l’amore non è necessariamente la massima aspirazione di un individuo.
In generale, possiamo dire che Bridgerton 2 risulta una scommessa vinta, che viaggia rapida su binari già collaudati e con pochi, ma interessanti elementi di novità.