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Brothers recensione film con Josh Brolin e Peter Dinklage [Amazon Prime Video] 

Brothers recensione film di Max Barbakow con Josh Brolin, Peter Dinklage, Marisa Tomei, Glenn Close e Brendan Fraser [Amazon Prime Video] 

Brothers di Max Barbakow (Credits: Amazon Content Services)
Brothers di Max Barbakow (Credits: Amazon Content Services)

 

La famiglia Munger vanta una lunga tradizione criminale. Appena uscito di prigione, Jady Munger (Peter Dinklage) fa visita al fratello gemello ed ex-complice Moke (Josh Brolin), chiedendogli aiuto per un nuovo colpo: un furto per ripagare il corrotto agente Farful (Brendan Fraser) che lo ha fatto uscire in anticipo sulla pena. Ciò che Moke non sa, però, è che Jady lo sta sfruttando per rintracciare un vecchio bottino che la madre (Glenn Close) seppellì trentacinque anni fa, prima di abbandonarli.

Partendo da un soggetto di Etan Coen, il regista Max Barbakow realizza una classica commedia d’azione dove i due partner in crime hanno caratteri opposti: Jady, astuto e manipolatore, non è capace di difendersi da solo, mentre Moke, che si occupa dei lavori pesanti, è troppo sensibile. Hanno bisogno l’uno dell’altro e solo quando capiranno quanto questo sia vero riusciranno a ricucire il loro rapporto. Tuttavia, con un ricchissimo bottino in gioco e anni di rancori, menzogne e abbandono alle spalle, le cose non saranno così facili.

Il problema di Brothers risiede nel tono generale del film, o per meglio dire nella molteplicità di toni. Un difetto che spicca, soprattutto nelle scene comiche, è la varietà di stili: si spazia dalla comicità slapstick (con esiti talvolta soddisfacenti, talvolta goffi) a quella grottesca, passando per il surreale fino ad arrivare anche al dark humor macabro. Questi stili non hanno niente a che vedere l’uno con l’altro e il risultato è un film estremamente disomogeneo, come uno strumento che viene accordato in modo diverso per ogni scena.

L’unione armonica di stili umoristici diversi non è impossibile, anzi, è proprio ciò per cui i fratelli Coen si sono distinti. Quell’umorismo fatto di ripetizioni e battute argute mischiate ad assurdità e momenti surreali, però, è qualcosa che possono realizzare quando sono loro stessi a mettere in scena il proprio materiale. Quando questo viene affidato ad altri registi il risultato è ben diverso.

Siccome il materiale di per sé non è sufficiente a fornire abbastanza spunti comici, la maggior parte degli attori punta sull’esagerazione nel tentativo di strappare una risata. È il caso di Marisa Tomei e Brendan Fraser, che sono gli urlatori più agguerriti, con esito altalenante. Anche Josh Brolin sceglie di caricare la sua recitazione con smorfie e versi, probabilmente per distinguere il più possibile il personaggio di Moke dai ruoli da duro per i quali è famoso.

Brothers di Max Barbakow (Credits: Amazon Content Services)
Brothers di Max Barbakow (Credits: Amazon Content Services)

Peter Dinklage si distingue invece come l’attore più a suo agio, che non ha bisogno di caricare una battuta per renderla divertente e che riesce anche a mantenere una certa carica drammatica nel corso del film. È l’unico insomma che riesce a interpretare un personaggio e non una caricatura.

È forse merito suo se la storia di Jady e Moke risulta più interessante di quello che dovrebbe essere. Il film prova a sorprendere lo spettatore con l’inserimento di situazioni assurde, come la presenza di un eccitato Orango fumatore di spinelli o un inseguimento fra golf cart e una ruspa, ma sono solo fiacchi tentativi per rendere un po’ più originale un intreccio assai prevedibile.

Sintesi

Nel tentativo di far ridere il più possibile, Brothers mischia molteplici tipi di umorismo ma, pur riuscendo a raccontare un interessante rapporto tra fratelli, il risultato è un film altisonante e molto poco divertente

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