C’era una volta a… Hollywood recensione del film di Quentin Tarantino con Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Al Pacino e Kurt Russell
L’amore e la passione di Tarantino per il mondo del cinema si rivela anche in questa occasione, la riproduzione di una magnifica e divertente Los Angeles di fine anni 60 è eccezionale e il suo illimitato arsenale di conoscenza cinefila farà impazzire gli appassionati della settima arte.
Leonardo DiCaprio è Rick Dalton, un attore in declino che, con scarsi risultati, cerca di fare il salto tra le stelle del cinema rifiutando di andare in Europa per girare gli Spaghetti Western. Cliff Booth, interpretato da Brad Pitt, è invece la sua controfigura nelle scene pericolose nonché suo unico e migliore amico. Insieme cercano di tirare avanti in una Hollywood in continua evoluzione che li ha messi da parte osannando nuove leve.
Nella sceneggiatura meticolosa e perfetta, con diversi piani narrativi e svariate storie che si intrecciano, non manca quella licenza tipica di Tarantino che si sente ‘autorizzato’, come già successo, a cambiare la realtà dei fatti storici.
La galleria di attori che prendono parte al film è infinita: Al Pacino, Kurt Russell, Bruce Dern, Zoe Bell, Dakota Fanning e persino il compianto Luke Perry, sebbene l’intera storia si regga su tre attori: DiCaprio, Pitt e Robbie che interpreta una sfolgorante Sharon Tate.
Il film si svolge nel 1969 ed omaggia i vecchi programmi televisivi del tempo, i B-movies, i manifesti pubblicitari al neon, la musica, la cultura pop e hippy e tutti gli elementi vitali e di costume della California del crepuscolo degli anni sessanta, trasformando quello che oggi è soltanto un racconto dei tempi andati in un grande film.
Tarantino non intende rendere tributo sic et simpliciter a Hollywood, ma alla ‘sua’ Hollywood, ai suoi amati film posizionando la trama e l’azione in un preciso luogo e momento storico: sulle colline di L.A., Rick Dalton (DiCaprio) è il vicino di casa di Roman Polanski e Sharon Tate, mentre nei dintorni gironzolano i membri della setta conosciuta come la famiglia Manson. In ogni caso gli omicidi non sono il fulcro della storia, ma solo un elemento all’interno del quadro narrativo generale.
C’era una volta a… Hollywood è uno dei migliori ritratti storici realizzati sugli anni ’60 e vanta, come di consueto, una colonna sonora ricca e straordinaria. Durante tre quarti del film lo spettatore assiste al bene e al male che il cinema può fare ai diversi professionisti che vi lavorano. La commovente descrizione della vita dei protagonisti, la debolezza di un attore in parabola discendente, l’aggressività del suo ‘doppio’, la nobiltà della loro amicizia e gli sforzi dei due amici costretti a reinventarsi giorno per giorno è una sensazione nuova nel cinema del regista; soltanto alla fine ritroveremo il Tarantino ‘pulp’ che a noi è tanto caro.
Tutto ruota intorno alla tragedia che ha posto fine all’innocenza di Hollywood (e forse anche dell’America), se siamo così ingenui da pensare che sia mai esistita.
Nonostante l’implicazione del titolo possa far presagire un ritratto epico della Città degli Angeli, assistiamo invece all’epopea di due uomini che cercano di sopravvivere nel (dorato?) mondo del cinema. C’era una volta a… Hollywood non si prefigge un obiettivo finale, non propone una morale è piuttosto una strada aperta, più personale; grazie alla quale si riesce a scorgere il lato più nascosto di Tarantino, quello che ci mostra la sua sensibilità.
Del suo amore per il cinema, invece, non si può dubitare sin dal primissimo fotogramma.
Gabriela