Captain America: Brave New World recensione film di Julius Onah con Anthony Mackie, Harrison Ford, Danny Ramirez e Shira Haas [Anteprima]
Captain America: Brave New World ha il compito di proseguire la linea narrativa della serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier che aveva visto Sam Wilson (Anthony Mackie) fare i conti con la pesante eredità lasciatagli da Steve Rogers (Chris Evans) aprendo così una riflessione sul senso dell’essere eroe e del peso che tale responsabilità comporta.
Sam Wilson, a differenza di altri Dei e superuomini dell’MCU, sceglie di non assumere il siero del supersoldato esponendosi così ad un maggior rischio che combatte prevalentemente con una forte caratterizzazione. In questo modo, si presenta a noi un Captain America determinato e forte, ma al tempo stesso umano, colmando una lacuna ormai manifesta all’interno della cinematografia Marvel.
L’operazione è chiara come il sole: accantonare, almeno per il momento, i piani multiversali e le storie extraterrestri e riportare la narrazione nelle atmosfere di Captain America: The Winter Soldier, il film del 2014 che riscosse un grande successo grazie a un’appassionante trama costruita su intrighi politici e scontri tra fazioni contrapposte.
Al tempo stesso, l’obiettivo è sviluppare la storia del nuovo Cap in modo che il pubblico possa empatizzare con lui, trovando al contempo conforto nei toni nostalgici dei precedenti lungometraggi.
La trama di Captain America: Brave New World si concentra su degli episodi che sono conseguenti alla nomina del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America Thaddeus “Thunderbolt” Ross interpretato da un Harrison Ford, chiamato a sostituire William Hurt (mancato nel 2022).
Captain America si trova dunque nel bel mezzo di un incidente diplomatico che rischia di scatenare un conflitto globale, accanto a lui tornano due personaggi già introdotti dalla serie andata in onda su Disney+, il nuovo Falcon (Danny Ramirez) e Isaiah Bradley (Carl Lumbly) andando così creare un parallelismo tra i diversi prodotti mediatici riguardanti la nuove avventure dell’eroe d’America.
Rispetto a quanto fatto nel 2014 con The Winter Soldier in questo caso la sensazione è che alla storia manchi qualcosa che la possa rendere determinante all’interno del quadro narrativo MCU.
L’intreccio appare meno particolareggiato rispetto a quanto eravamo abituati a vedere: pochi colpi di scena e
mostrare il tanto agognato arrivo di Red Hulk (alter ego del neoeletto presidente degli Stati Uniti) quasi alla fine della proiezione dilata il ritmo del film. Al contrario, le avvincenti scene d’azione e combattimento spiccano, ma la sceneggiatura le valorizza solo parzialmente..
Encomiabili le performance interpretative di Anthony Mackie e Harrison Ford, i quali hanno saputo sostenere con vigore, empatia e forza due personaggi controversi e ambivalenti, giovando sull’impatto emotivo della visione. Peccato per il mancato sviluppo a tutto tondo della figura del villain Samuel Stern aka The Leader (Tim Blake Nelson) il quale torna al ruolo dopo il suo esordio nel 2008 ne L’incredibile Hulk e della nuova Vedova Nera, Sabra (Shira Haas).
Captain America: Brave New World aspira ad essere un film chiave all’interno dell’attuale visione dell’universo cinematografico MCU ponendo però solamente le basi, per una possibile ricostituzione degli Avengers, accontentando tutti i nostalgici, già rinvigoriti dai due cameo preannunciati nella campagna promozionale, risultando ad ogni modo intrattenente e piacevole alla visione.
“Se non vediamo il buono negli altri abbiamo perso in partenza” afferma Sam Wilson nel corso della storia sottolineando ancora una volta la direzione che sta intraprendendo la Marvel nel concentrare le proprie narrazioni sull’umano, forse per ricordarci che ognuno di noi può usare le proprie forze per diventare eroe del proprio destino, così come fatto da Wilson con sentimento e determinazione.