Carry-On recensione film di Jaume Collet-Serra con Taron Egerton, Sofia Carson, Danielle Deadwyler e Jason Bateman [Netflix]
La diffusione sempre più radicale dei cellulari ha cambiato il genere thriller per sempre. Lo sviluppo di nuovi dispositivi di comunicazione ha perfino creato un piccolo sottogenere, quello dove l’eroe riceve una telefonata da un misterioso individuo che minaccia di ucciderlo se non farà esattamente come gli dice.
L’esempio più famoso è In linea con l’assassino di Joel Schumacher, ma ci sono stati altri esempi come Il Ricatto (2013), scritto da un ancora esordiente Damien Chazelle, e Carry-On, l’ultima produzione Dreamworks direttamente per Netflix.
Ethan Kopek (Taron Egerton) è un responsabile della sicurezza dell’aeroporto di Los Angeles. Ha messo da parte il sogno di entrare in polizia e si è accontentato di una vita mediocre ma tranquilla. Durante il suo turno, però, riceve una strana telefonata. Dall’altro lato della linea, un uomo misterioso (Jason Bateman) minaccia di uccidere la sua ragazza, incinta del loro bambino, se non farà passare ai controlli una valigia molto speciale.
Fra i due uomini inizia quindi un serrato duello mentale. Da una parte Ethan cerca in ogni modo di avvisare la polizia e impedire che la valigia arrivi a destinazione, dall’altra lo sconosciuto spia ogni sua mossa e lo tormenta psicologicamente, scavando nel suo passato e minacciando il suo futuro.
Grazie alle brillanti complicazioni che la sceneggiatura mette di fronte ai personaggi, lo scontro fra Egerton e Bateman è serrato, arguto e crea una tensione sempre crescente. Una partita a scacchi al cardiopalma fra due menti brillanti.
Carry-On dà il suo meglio proprio quando crea una sensazione d’impotenza totale di fronte a un nemico invisibile, onnisciente e capace di colpire in ogni momento. Quando finalmente i due protagonisti si incontrano faccia a faccia, lo scontro diventa ancora più personale, ma a quel punto la pellicola assorbe e ripete i cliché del film action, con tanto di migliaia di vite in ballo, conti alla rovescia prima del disastro e frasi ad effetto. Si procede quindi molto scrupolosamente sulla strada di action natalizi come Die Hard o Arma Letale.
È pur sempre un action girato con competenza da Jaume Collet-Serra, al quale però manca la visione di un Chad Stahelski (John Wick), di un David Leitch (Bullet Train, Atomica Bionda) o di un Matthew Vaughn (Kingsman, Kick Ass) che lo porti a sperimentare, osare e rinnovare un genere che soffre molto più di altri la piaga del già visto. La sua capacità di orchestrare l’azione e la tensione non viene mai meno, ma rimane il lavoro di un onesto mestierante, abilissimo nel confezionare un prodotto molto simile ad altri.
Nonostante il film a un certo punto perda gran parte del suo mordente, l’interesse rimane comunque alto, grazie all’alchimia fra i due attori principali. Taron Egerton, nonostante sia in grado di affrontare tanto i ruoli d’azione (Kingsman) quanto quelli drammatici (Rocketman), sembra che già a trentacinque anni debba affidarsi ai film direct to streaming come Tetris e, appunto Carry-On, per proseguire la sua carriera. È un peccato, perché l’attore gallese possiede uno charme e una presenza scenica che lo rendono un buon eroe d’azione, ma è anche capace di dare fragilità e personalità a una parte che in mano ad altri rischierebbe di risultare generica.
Anche Bateman, che ha già dimostrato con Ozark di essere un attore poliedrico e sottovalutato, riconferma il suo talento. La freddezza, il cinismo e la calma del suo misterioso personaggio lo rendono terrificante e al tempo stesso intrigante. La sua interpretazione, mai sopra le righe e sempre posata, riesce quindi a fare quello che in un film d’azione è fondamentale: creare un cattivo carismatico, interessante e memorabile.