Celeste recensione del film scritto e diretto da Ben Hackworth con Radha Mitchell, Thomas Cocquerel, Odessa Young, Nadine Garner e Emm Wiseman
Celeste (Radha Mitchell) è una cantante d’opera molto promettente che in passato ha deciso di chiudere con la musica con l’obiettivo di vivere accanto all’uomo che ama, il padre di Jack (Thomas Cocquerel). Dopo molti anni dalla morte dell’uomo, Celeste decide di dare un ultimo concerto nella sua fatiscente dimora. Ma, molto confusa ed instabile, scrive al figliastro per farlo ritornare. La visita di Jack sarà l’occasione perfetta per riportare alla mente segreti tenuti ben nascosti ed eventi (traumatici) quasi rimossi.
La pellicola è impostata con l’evidente intenzione di mostrare molto del lato umano dei suoi personaggi. Fin dall’inizio si prodiga a setacciare le anime scombussolate e sconcertate dei protagonisti, soprattutto di Celeste, donna che sembra essere perennemente sull’orlo di una crisi di nervi. La parvenza di serenità in casa sua appare una mera illusione in cui la stessa protagonista riesce vagamente a sopravvivere. Ed il figliastro, dalla vita sregolata ed irresponsabile, si ritroverà catapultato in una realtà inquietante e difficile da sopportare. Le immagini sono costantemente composte da colori che rimangono freddi, gelidi, al fine di trasmettere al meglio quelle che sono le emozioni principali della storia, senza alcun accenno a colori forti, decisi, capaci di “scaldare” lo sguardo del pubblico. La scelta estetica sembra quindi andare a braccetto con il tema sviluppato lungo la narrazione.
Celeste è un film che nasconde velatamente la verità e la mostra solo in determinati momenti, seppur in maniera vaga e poco dettagliata. Soprattutto nella prima metà della pellicola l’obiettivo del regista Ben Hackworth è quello di accrescere la curiosità del pubblico. Si ha l’impressione che qualcosa non torni, che molti siano gli elementi disturbanti presenti sullo schermo, ma l’immagine di tali elementi non si delinea mai chiaramente agli occhi dello spettatore. Tutto sembra aleggiare in un’aria fitta di mistero ed intrisa di segreti e sotterfugi, sofferenza e lacrime nascoste. L’unica certezza è la voglia di riuscire ad origliare quei dialoghi tenuti volutamente “silenziosi” per l’orecchio di chi osserva.
Un film carico di pathos, seppur con un approccio molto intimo, diverso dai cliché di tante altre opere cinematografiche. Celeste ha un linguaggio suo, che riesce ad essere percepito nonostante alcune lacune nella narrazione, che non compromettono comunque l’interesse che l’opera suscita nello spettatore.
Valentina