Charlotte recensione film d’animazione di Éric Warin e Tahir Rana con Keira Knightley, Brenda Blethyn, Jim Broadbent, Sam Claflin e Eddie Marsan
I film d’animazione sono un pilastro portante della produzione cinematografica ormai da un centinaio di anni. L’abilità di tramutare il tratto disegnato, fermo e immobile, in un’opera in movimento è qualcosa in grado di recare ancora oggi grande stupore, anche se la matita ha perso il suo dominio con l’arrivo del puntatore del mouse. Da sempre, questa tecnica viene utilizzata per raccontare le più svariate storie, da quelle estremamente fantastiche a quelle più reali e tangibili, magari avvalorate proprio dalle infinite possibilità offerte dall’animazione stessa. Charlotte, film di Éric Warin e Tahir Rana con le voci di Keira Knightly, Sam Claflin, Brenda Blethyn, Jim Broadbent, Eddie Marsan e Helen McCrory, fa parte del secondo gruppo, ovvero un film che si cimenta nella ricostruzione di una storia vera, quella dell’artista di origini ebraiche Charlotte Salomon (Keira Knightley nella versione inglese e Marion Cotillard in quella francese), vissuta prima in Germania, poi in Francia, durante il periodo delle persecuzioni razziali a ridosso della Seconda Guerra Mondiale.
Presentato durante la 16° edizione della Festa del Cinema di Roma, la pellicola si distingue per le sue qualità narrative, ma pecca proprio nel suo carattere più intimo, quello legato all’animazione.
Attraverso le opere di Charlotte, da molti considerate come il primo esempio di graphic novel, la pellicola narra la vita di questa incredibile artista partendo proprio dai suoi dipinti, la raccolta chiamata Vita? O Teatro?, il cui titolo è già tutto un programma. Quanto di ciò che viene raffigurato è effettivamente accaduto e quanto è una “messa in scena”, un semplice sfogo di sensazioni (va sottolineata una certa influenza dell’espressionismo tedesco di inizio Novecento nel suo approccio artistico)? Il film indaga questo tema e cerca di ricostruire una biografia sommaria degli ultimi anni di vita della giovane artista, tra gli amori passeggeri e quelli più duraturi, l’esilio in Francia e la vita con i nonni materni, fino alla deportazione ad Auschwitz. Il tutto ammantato dall’ombra (quanto mai tangibile) dell’imminente guerra.
Nonostante l’intuizione convincente, Charlotte non riesce mai veramente a lasciare il segno (come, tenendo in considerazione lo sviluppo degli eventi e la loro messa in atto, avrebbero voluto i due registi). La colpa, forse, è proprio dell’animazione, che vorrebbe avvicinarsi allo stile dell’artista, ma che, al contrario, risulta fortemente inespressiva e distaccata (per non dire già vista) rispetto alle emozioni che bussano con tutta la loro forza sullo schermo della sala, pronte a scatenarsi nella loro forma più dirompente.
Stesso discorso vale per l’interpretazione attoriale, le cui voci e sensazioni stridono con i loro alter ego animati, ma anche per la colonna sonora, che tenta di esaltare le qualità sceniche di un’opera, tuttavia, visivamente legnosa e insipida, considerando a quanto ci ha abituato il panorama d’animazione negli ultimi anni, con la sua ricercatezza espressiva e unicità dialettica.