Nel luglio del 2017, HBO e Sky annunciarono la lavorazione di Chernobyl, miniserie tv rilasciata negli Stati Uniti e nel Regno Unito lo scorso 6 maggio. Durante questo mese appena trascorso, sul web sono rimbalzate decine e decine di recensioni positive relative all’opera scritta da Craig Mazin e diretta da Johan Renck. Infatti, praticamente tutte si sono trovate d’accordo nel definire Chernobyl come la serie dell’anno, se non addirittura una delle migliori di sempre.
Il disastro di Chernobyl raccontato in cinque episodi
A partire da questa sera, lunedì 10 giugno 2019, anche in Italia ci sarà modo di visionare i cinque episodi che compongono Chernobyl, e questo grazie a Sky Atlantic che si occuperà settimanalmente della messa in onda in prima serata.
Quello che gli spettatori si troveranno di fronte non è certo qualcosa che lascia indifferenti e questo indipendentemente da qualunque aspetto tecnico: da oltre trent’anni qualsiasi persona ricollega il nome di Chernobyl a qualcosa di tragico, avvenuto nell’aprile del 1986. Chi c’era, all’epoca, ricorderà ancora quanto la catastrofe ebbe ripercussioni non solo in Ucraina ma anche nel resto del mondo, compresa l’Italia. Le generazioni successive ne hanno sentito parlare, alcuni lo hanno semplicemente studiato, magari con superficialità, mentre i più giovani potrebbero sapere poco o addirittura niente a riguardo. Ecco perché la serie tv in questione non può che fare bene alla memoria comune, nonostante a livello emotivo equivalga ad un vero e proprio tsunami da togliere quasi il respiro.
Sì perché per quanto si possa lasciare spazio all’immaginazione, rivedere sullo schermo la ricostruzione di ogni minimo accadimento, il susseguirsi degli eventi e le espressioni sul volto delle persone che hanno vissuto in prima persona quella terribile esperienza, è sicuramente un’altra cosa.
Chernobyl, qual è il prezzo delle menzogne?
Si può definire horror una serie tv che lascia poco spazio alla fantasia e ci racconta un fatto realmente accaduto? Probabilmente no ma l’angoscia che trasmette Chernobyl in ogni sua sequenza non ha sicuramente nulla da invidiare alle pellicole dell’orrore che abbiamo visto susseguirsi nei decenni su piccolo e grande schermo. Un’angoscia ancor più giustificata dalla consapevolezza che quanto mostrato non è assolutamente frutto di uno sceneggiatore fantasioso ma rappresenta qualcosa di reale, conseguenza dell’ennesima superficialità dell’essere umano. Un qualcosa che, facendo tutti gli scongiuri del caso, potrebbe accadere ancora oggi, in qualsiasi parte del mondo. Ed in un certo senso già accade, se pensiamo ad alcuni fatti di cronaca tristemente noti di cui siamo venuti a conoscenza negli ultimi anni.
La serie tv ci fa vivere sin da subito gli attimi concitati che han fatto seguito all’esplosione all’interno della centrale nucleare di Chernobyl. Si sviluppa così un parallelismo di reazioni tra coloro che prima sospettano e poi comprendono la gravità di quanto accaduto, e coloro che invece vengono vinti da superficialità e arroganza, a tal punto da negare per ore le dimensioni della tragedia.
Lo spettatore si ritrova così ad ascoltare i nomi di chi ha tentato di minimizzare la questione, un po’ per orgoglio e un po’ per via di una scelleratezza che fa accapponare la pelle. Allo stesso tempo, vediamo crescere il terrore nei volti di chi invece capisce di stare vivendo un vero e proprio incubo, di essere protagonisti di una delle peggiori catastrofi della storia. Qualcosa che ad oggi, nell’immaginario comune, rappresenta un incubo al pari di una guerra o di una bomba nucleare.
Fa davvero paura vedere la nuvola di veleno che, ora dopo ora, cresce fino ad abbracciare una zona di mondo sempre più vasta, senza risparmiare nessuna forma di vita: la maggior parte di uomini, donne, bambini e animali sono vittime inconsapevoli e si ritrovano a pagare le conseguenze di una lunga serie di errori commessi da altri.
Già nei primi episodi empatizziamo con i protagonisti “positivi” della vicenda, ovvero con gli unici che sembrano avere una coscienza degna di tale nome: sanno benissimo di andare incontro ad una morte più veloce ma scelgono di stare dalla parte giusta della storia, facendo il proprio dovere e anche di più. Per assurdo, sono proprio loro a dover fare i conti, sin da subito, con i bastoni messi tra le ruote da chi, purtroppo, in quel contesto, ha più potere decisionale rispetto a loro.
La sceneggiatura non lascia nulla al caso e, anzi, ci permette di conoscere ogni dettaglio della storia, senza mai cadere nel banale. La tensione rimane alta dall’inizio alla fine grazie ad un ritmo incalzante ed una colonna sonora minimalista ma ben mirata a sottolineare il dramma di alcune scene. Assoluta nota di merito di Chernobyl riguarda poi il cast: l’interpretazione di ogni singolo elemento è di altissimo livello, su tutte quella di Jared Harris e di Emily Watson, e questo non può che accrescere il valore della serie tv.
In definitiva, Chernobyl ti scava dentro, lasciandoti addosso la sensazione e la consapevolezza che noi decidiamo ben poco della qualità della nostra vita, che qualcuno scelga semplicemente cosa sia giusto e convenevole dirci. L’indignazione di fronte a certi casi di cronaca più recenti è tanta ma dura poco poiché torniamo quasi subito a subire tutto passivamente ed anche egoisticamente se pensiamo che tali negligenze avranno ripercussioni soprattutto sulle generazioni future. Un monito per tutti, alla base di quello che sì, anche noi non possiamo che definire come un vero e proprio capolavoro seriale.