Chimera (Braid) recensione film di Mitzi Peirone con Imogen Waterhouse, Sarah Hay, Madeline Brewer, Scott Cohen e Brad Calcaterra
In Chimera (Braid) Petula (Imogen Waterhouse) e Tilda (Sarah Hay) si guadagnano da vivere spacciando droga. Ricercate dalla polizia e senza un soldo decidono di fare il loro ultimo colpo: rapinare la loro amica d’infanzia Daphne (Madeline Brewer).
Lei abita da sola in una grande villa e ha molti soldi. Ma c’è un grosso problema: la ragazza vive in un mondo immaginario creato dai traumi dell’infanzia e dall’impossibilità di avere figli. Nella sua fantasia le amiche sono i pilastri fondamentali di un gioco di ruolo, in cui una è sua figlia, l’altra il dottore mentre lei ha la funzione di mamma.
Le regole sono semplici: 1) Tutti giocano 2) Nessuno esce di casa 3) Gli estranei non sono ammessi. Mentre Daphne si attiene alle regole come se nient’altro esistesse nella sua vita, Petula e Tilda cercano la cassaforte per rubare tutti i soldi.
L’esordio dell’italiana Mitzi Peirone è senza dubbio una scommessa rischiosa e una proposta originale nel genere del thriller psicologico.
L’impatto visivo è forte grazie ad una splendida fotografia e ad una macchina da presa costantemente in movimento, capace di sfumare sapientemente il confine tra il reale e l’immaginario. In Chimera (Braid) le scene sono stimolanti nonostante la trama, in alcuni passaggi, sia confusa o disorganica.
Verso la fine c’è l’intento di spiegare l’epilogo e di rendere tutto più sensato, ma lo sforzo non riesce a coprire alcune carenze nella sceneggiatura. I primi venti minuti di visione fanno temere il peggio ma fortunatamente poi la storia si evolve e si sviluppa man mano.
La regista mette in scena un tourbillon istrionico e vertiginoso, trasmettendo perfettamente la follia che vuole raccontare. Il film – anche grazie al cast, quasi esclusivamente femminile – offre una grazia visiva e ritmica oltre ad offrire una dissezione dell’amicizia femminile in una atmosfera a tratti soffocante.
Se siamo disposti a goderci il viaggio senza troppe riflessioni o ricerca della verità, sicuramente il risultato della visione sarà appagante sia per gli aspetti tecnici che per le interpretazioni.
In ogni caso è giusto tenere sottocchio la Peirone per vedere se Chimera rimarrà un miraggio o l’inizio di una interessante carriera da regista.