Cobra Kai 5 recensione serie TV Netflix con Ralph Macchio, William Zabka, Courtney Henggeler, Martin Kove, Xolo Maridueña, Mary Mouser, Thomas Ian Griffith e Tanner Buchanan.
Cobra Kai 5 si fonda sui pilastri delle prime quattro stagioni. Personaggi del passato vanno e vengono e, con loro, tornano i ricordi e arrivano possibili colpi di scena.
La quinta stagione potrebbe aver fatto storcere il naso a qualcuno, molto probabilmente a causa dell’autoreferenzialità, della semplicità del copione e dei combattimenti senza giustificazione logica. Ma la serie che ha da sempre funzionato come divertissement nostalgico conserva quell’essenza. Ecco perché i suoi fan si approcciano alla storia senza alcun timore di ciò che vi troveranno. In tal senso e secondo queste regole non delude le attese.
Dopo aver perso il torneo All Valley, in cui era in gioco l’esistenza del Miyagi-Do Karate, il Cobra Kai prende il controllo della disciplina nella zona. Nella lotta tra il bene e il male, quest’ultimo ha il sopravvento. Thomas Ian Griffith persegue la sua vendetta nei panni di Terry Silver, offrendo una performance molto convincente. Non solo aspira a governare il quartiere attraverso la sua filosofia, ma vuole anche partecipare al torneo più importante del mondo.
Ossessionato dai suoi fantasmi, Daniel LaRusso (Ralph Macchio) si avvicina all’epilogo che pian piano si è insinuato dall’inizio: mentre si dava da fare per tramandare la saggezza del maestro Miyagi, non si accorgeva che la sua famiglia stava andando in frantumi.
Dall’altra parte Johnny Lawrence (William Zabka) vive la sua vita e la sua incorreggibile personalità, che rimane sempre integra, per la soddisfazione dei fan. I suoi scherzi, le sue battute e il suo modo di essere mantengono il tono vivace.
Cobra Kai conserva la sua magia, fondamentalmente, perché è una serie realizzata da professionisti che amano l’epopea di Karate Kid. Nonostante non sia innovativa, il modo di affrontare lo sviluppo dei personaggi, di fare affidamento sull’assurdo e di poter ridere sui ricordi dei vecchi film è coerente con l’universo narrativo che gli sceneggiatori desiderano.
Le prime stagioni erano basate soprattutto sul ricongiungimento nostalgico di due vecchi rivali che, con l’idea di aprire i propri rispettivi dojo di karate, cercavano di prevalere l’uno sull’altro. A questa quinta arriviamo con più incertezze che aspettative.
Ma questo non è un tracollo. Cobra Kai 5 continua ad esplorare le diverse concezioni di famiglia e quanto sia difficile trovare un posto nel mondo durante l’adolescenza. Punto di forza è la profondità data ai personaggi. Non assistiamo più a eroi perfetti e a cattivi senz’anima. Gli sceneggiatori si sono preoccupati di sviscerare le ragioni dell’atteggiamento di ciascuno dei personaggi: tutti hanno una loro intima complessità.
Il messaggio per i creatori, affinché non diventi una storia ripetitiva, è quella di non copiare la stessa trama con un nuovo cappello. Vogliamo essere catapultati nell’universo della saga principale che tutti ricordiamo con affetto, ma rispettandola. Costruire intorno senza distruggerne le fondamenta, con la consapevolezza però che il tempo è passato e il mondo cambiato.