Companion recensione film di Drew Hancock con Sophie Tatcher, Jack Quaid, Lukas Cage e Megan Suri [Anteprima]
Una relazione apparentemente idilliaca tra un uomo e una donna nasconde torbidi segreti, portati dalla parte maschile del duo. Quando la verità verrà a galla spetterà alla donna dover prendere le redini della propria vita e sfuggire da una morsa in cui non era cosciente essere intrappolata.
L’abbiamo visto nel 2022 con Don’t Worry Darling e nel 2024 con Blink Twice. A inzio 2025 tocca a Companion di Drew Hancock, horror intriso di black humor con un pizzico di fantascienza, trattare questo soggetto.
La coppia apparentemente perfetta stavolta è composta da Josh e Iris. Quest’ultima è un robot da compagnia, progettata per essere la fidanzata perfetta e inconsapevole della propria condizione. Ma durante una vacanza con due coppie di amici la ragazza scoprirà la verità, generando una reazione a catena di eventi sempre più sanguinari e grotteschi.
Già dall’incipit notiamo una prima importante differenza coi due predecesori sopra elencati: mentre quelli erano mistery in cui la donna doveva scoprire la verità prima di potersi ribellare, qui la verità viene subito a galla (palesata senza problemi anche nella campagna marketing) per potersi concentrare sulle conseguenze: come riuscirà la donna a sfuggire alla sua prigionia, ora manifesta, e cosa farà il suo oppressore pur di impedirle di scappare?
L’intuizione si rivela vincente, dato che evita alla trama di girare a vuoto in attesa dell’arrivo del climax (problema che accomuna sia Don’t Worry Darling sia Blink twice) per poter costruire una narrazione dal ritmo veloce e coinvolgente. I colpi di scena, bisogna dirlo, sono in buona parte prevedibili e un paio di soluzioni narrative pretestuose, ma l’intrattenimento fornito e l’atmosfera autoironica compensano queste piccole debolezze di scrittura, che per il resto riesce a risultare convincente, anche nei momenti in cui alcuni personaggi compiono azioni chiaramente stupide.
Funzionale è anche la gestione dell’agenda politica: dove i due predecessori tematici tendevano a creare discorsi chiaramente universali anche nei dialoghi, cui si preferisce, saggiamente, di far parlare i personaggi solo per sè stessi, lasciando allo spettatore il compito di trarre riflessioni che si applichino al di fuori della storia narrata.
Anche il lato inclusivo (tanto abusato dalle case di produzione quanto eccessivamente osteggiato da una parte del pubblico) trova un giusto equilibrio, riuscendo a evitare per la maggior parte una disparità di trattamento (ovvero mostrare certe categorie di persone in una luce più o meno positiva di altre).
Companion risulta un netto passo in avanti per questo tipo di film, finora intrappolati eccessivamente dalla volontà di presentare le proprie tematiche a scapito del racconto.