Compartment No. 6 – Scompartimento n. 6 recensione film di Juho Kuosmanen con Seidi Haarla, Yuriy Borisov, Dinara Drukarova, Julie Aug e Polina Aug
Da Mosca a Mormonsk con amore
L’adagio vuole che il punto del viaggio non sia la destinazione, ma il tempo trascorso all’interno di luoghi e tempi inconsueti per raggiungerlo; lo spostamento, il tempo di transizione tra partenza e arrivo è ciò che rende il turismo così arricchente. Adagio confermato da Compartment No. 6 del regista finlandese Juho Kuosmanen (La vera storia di Olli Mäki), che sorprende in concorso a Cannes 74 con un film romantico ed emozionale, che conquista dalla prima scena e non lascia andare il pubblico fino all’ultima.
Prima dell’alba tra le nevi russe
Il paragone quasi inevitabile è quello con Prima dell’alba di Richard Linklater (1995), paragone che Hytti nro 6 sostiene senza difficoltà grazie all’intensità con cui ritrae una storia d’amicizia e d’amore sì, ma anche a uno spostamento geografico che coincide con un viaggio interiore. Tratto dal romanzo di Rosa Liksom – Scompartimento n. 6 in italiano – e ambientato nella Russia decadente ma orgogliosa degli anni ’90, il film vede per protagonista una giovane turista e studentessa finlandese di nome Laura (Seidi Haarla).
Sin dalla prima scena la percepiamo come fuori posto e non perché si trovi in una nazione straniera, di cui parla tra l’altro fluentemente la lingua. Laura è sola perché l’élite culturale moscovita di cui vorrebbe far parte le rimane estranea: fatica a creare una connessione umana e culturale con un mondo in cui vorrebbe immergersi.
Invaghita di una donna più matura che sembra aver già perso interesse per lei, Laura parte da sola per quello che sarebbe dovuto essere il loro viaggio insieme. L’intento è quello di arrivare a Mormonsk in treno per vedere i petroglifi che gli uomini primitivi tracciarono sulla pietra russa diecimila anni fa. La giovane si ritrova con molte preoccupazioni a dividere il compartimento ferroviario con un coetaneo russo, apparentemente volgare, alcolizzato e sfacciato di nome Ljoha (Yuriy Borisov). Ljoha è l’uomo russo da stereotipo, tanto che più avanti qualcuno commenterà che “ci deve essere una fabbrica che sforna tipi come lui“.
Perdersi e ritrovare il proprio istinto
Costretta dal lungo viaggio a trascorrere molto tempo con lui in uno spazio angusto su un treno datato, Laura avrà modo di scoprire che Ljoha è una persona complicata sì, ma tutt’altro che priva di sensibilità. Facendosi strada tra le asperità di lui e scoprendone la purezza inaspettata, sarà anche lei a cambiare. Se la storia di vicinanza sentimentale e amicizia è il nucleo di un film che fa tifare sinceramente per i due protagonisti sin dall’inizio, l’aspetto più rilevante della pellicola è il ritratto che fa del processo con cui Laura fa chiarezza su se stessa e sui suoi sentimenti, imparando a fidarsi del suo istinto, anche in situazioni in cui sembra essere una pessima decisione. Sarà un’anziana babuska a dirle “ogni donna ha dentro di sé un animale e io ho imparato a sentire il mio anni fa.”
La possibilità di questo crescita interiore – che porta Laura oltre le apparenze a scoperte personali e relazionali spesso sorprendenti – è data dalla dimensione del viaggio, che qui è ritratto con una serie infinita di interni ferroviari e brevi soste tra le nevi russe, in paesaggi desolati che acquisiscono grazia riflettendo le emozioni dei protagonisti.
Juho Kuosmanen non ricerca a tutti i costi la bellezza dei luoghi, ma ne coglie alla perfezione il genius loci. Compartment No. 6 riesce anche a catturare quel sentimento di iniziale smarrimento seguito a quella distratta meditazione che questo genere di lunghi viaggi finisce per evocare, rendendo gli sconosciuti via via più familiari, trasformando imprevisti in crisi interiori o possibilità inattese.