Competencia Oficial recensione film di Gastón Duprat e Mariano Cohn con Penélope Cruz, Antonio Banderas, Oscar Martínez e José Luis Gómez
Competencia Oficial: tra Cruz, Banderas e Martinez, vince il film
Se Venezia ha contribuito, negli anni (e soprattutto sotto l’egida attenta e vibrante di Barbera), a sdoganare i generi, comprensivi soprattutto di horror e fantascienza, come luoghi favoriti del Cinema – e infatti forse non tutti sanno che la prima proiezione nella prima Mostra fu Il dottor Jekyll di Robert Mamoulian nel 1931 – purtroppo tanto resta da fare per dare il giusto peso al ruolo della commedia.
Tralasciando l’ormai abusata (nei termini) commedia all’italiana, suonano ancora nelle orecchie i fischi tributati in sala per la proiezione stampa al pur delicato Piuma di Roan Johnson, a cui pochi critici talebani perdonarono il suo essere scelto addirittura nella selezione ufficiale di Venezia 73. Non può allora fare che piacere trovare in concorso, alla Mostra del Cinema 2021, un gioiello come Competencia Oficial, di Gastón Duprat e Mariano Chon.
Due registi certo non nuovi al red carpet del Lido, che però con il bellissimo Il cittadino illustre del 2016 si erano fermati alla commistione di generi, mentre invece con questo Competencia Oficial si lanciano a pedale spinto nella commedia.
Una commedia che però, come nella migliore e più blasonata tradizione, non ha nessun tipo di amarezza nella risata eppure nasconde tra le righe tanto e di più.
La storia: alla ricerca di riconoscimento e prestigio sociale, un uomo d’affari miliardario decide di produrre un film che lasci il segno. Per riuscirci, assume i migliori artisti del campo: un cast stellare formato dalla famosa regista Lola Cuevas e due rinomati interpreti, entrambi di enorme talento, ma con un ego ancora più grande. Sono Félix Rivero, attore hollywoodiano, e Iván Torres, nome illustre nel teatro più radicale. Entrambi delle leggende, ma non nello stesso universo artistico: tra una serie di sfide sempre più eccentriche lanciate da Lola, Félix e Iván devono allora confrontarsi non solo l’un l’altro, ma anche con il loro lascito artistico.
Materiale ribollente e potenzialmente esplosivo: ma Duprat e Chon sono bravi a preparare anche la miccia, ad accenderla è poi il tris composto da Penélope Cruz, Antonio Banderas e Oscar Martinez.
In questo modo, Competencia Oficial diventa un piccolo capolavoro che parla un po’ di tutto, e lo fa bene: c’è la vita dentro, ma anche il rapporto della realtà con la riproduzione, la spettacolarizzazione dell’arte. Arrivando su su fino ad una satira tagliente sul mondo del cinema ma più in generale proprio dell’arte: ai suoi meccanismi autodistruttivi, alla sua messa in scena, al suo significato.
Cos’è l’arte senza il pubblico? Ma l’arte può esistere solo in relazione a chi la fruisce? E per fruirla è necessario studiarla, o basta sentirla sulla pelle?
Sono queste solo alcune delle domande che Duprat e Chon pongono allo spettatore, innescate da una serie di dialoghi brillanti che scarnificano il testo impregnandolo degli umori, degli sguardi e dei gesti della Cruz, di Banderas e di Martinez.
Si ride, e tanto, e fin dalle prime scene: forse la parentela più vicina e conosciuta è rintracciabile in Boris, ma Competencia Oficial fa un giro dietro la macchina da presa non per denunciare (l’ormai abusato) squallore dello show business, ma per denudare il re, mostrare le dinamiche relazionali di chi il cinema lo crea, per portare davanti a tutti quali siano i processi creativi (dal più alto al più basso) e alla fine per interrogarsi sul senso stesso del Cinema. Quello con la C maiuscola, quello dell’arte, quello che a Venezia 78 sembra sempre più presente, tra le righe e tra le immagini delle opere, per urlare la sua imprescindibilità nella vita di ognuno e il suo essere necessariamente, ineluttabilmente legato e collegato alla vita.
Tragico, misero e bellissimo come l’esistenza stessa di ognuno di noi.