Damsel recensione film Netflix di Juan Carlos Fresnadillo con Millie Bobby Brown, Ray Winstone, Angela Bassett, Robin Wright, Brooke Carter, Nick Robinson e Shohreh Aghdashloo
Millie Bobby Brown si conferma eroina teen e reginetta del cinema fantasy con una nuova produzione originale Netflix che, a dispetto delle critiche ricevute e forte degli oltre 50 milioni di visualizzazioni, vede Juan Carlos Fresnadillo (28 settimane dopo) dirigere con Damsel una pellicola survival sanguinosa e cruenta che narra la lotta per la sopravvivenza della neo principessa Elodie contro un brutale drago femmina dall’inesauribile sete di vendetta.
Damsel non ha l’intento di mirare al cinema fantasy alto – e non era immediata la natura di una pellicola che vira di fatto rapidamente verso il survival claustrofobico tra le oscure profondità di un sistema di grotte sotterranee -, né di conquistare il pubblico adulto attraverso lo sviluppo di testi maturi che trattino l’emancipazione femminile piuttosto che il patriarcato. Damsel è un teen fantasy che concentra i propri sforzi sulla sua protagonista, Millie Bobby Brown ancora una volta incredibilmente efficace e in pieno controllo sia della sua performance che della pellicola, sulle ambientazioni cavernose e sulla creatura antagonista dallo stampo classico, affascinante e spietatamente senza mezze misure.
Contrariamente ad altri titoli originali Netflix, Damsel si mostra anche graziosamente curato nei suoi aspetti tecnici, dai setting agli effetti speciali visivi, grazie a One of Us, Rodeo FX ed altre case di produzione di VFX che confezionano un titolo non eccellente ma certamente coerente alla propria natura, ai propri propositi e all’audience di riferimento.
Il cast di contorno – Ray Winstone, Angela Bassett, Robin Wright, Brooke Carter – è inevitabilmente marginale nello sviluppo della contesa a due tra la femmina umana e la femmina drago: un duello che mette in palio non soltanto la sopravvivenza ma anche il senso di giustizia tra vendetta e redenzione.
Damsel evita anche il finale da fiaba, fedele alla propria tagline This is not a fairytale: in un mondo dove vige l’homo homini lupus e non c’è spazio per i buoni sentimenti e i comportamenti virtuosi pena l’annichilimento, anche il peggior carnefice può diventare un buon compagno di viaggio per affrontare nemici ancora più malvagi e perversi.