Dexter: New Blood recensione serie TV Sky di Clyde Philipps con Michael C. Hall, Jennifer Carpenter, Julia Jones, Clancy Brown, Alano Miller, Johnny Sequoyah, Jack Alcott e John Lithgow
SPOILER ALERT: l’articolo contiene spoiler relativi alla serie Dexter (2006-2013)
Negli ultimi anni sono state numerose le opere cinematografiche e televisive che hanno vissuto un nuovo, fresco, non sempre di successo o riuscito, inizio. In questo elenco si aggiunge anche l’amatissima serie Dexter, uno dei primi antieroi che hanno abitato il piccolo schermo nei primi anni 2000, per la precisione dal 2006 al 2013. Oggi, dopo otto anni, con Dexter: New Blood ricomincia li dove l’avevamo lasciata, col suo protagonista disperato per la morte della sorella Debra Morgan (Jennifer Carpenter) nel corso di uno dei peggiori finali televisivi di sempre. Proprio per quest’ultimo motivo il reboot della serie televisiva di James Manos Jr. era tanto atteso.
Recap per chi dovesse rinfrescarsi la memoria. Dexter Morgan (Michael C. Hall), all’apparenza un tranquillo e metodico tecnico della polizia scientifica di Miami, è in realtà un feroce e spietato serial killer che agisce seguendo un proprio rigoroso codice insegnatogli dal padre poliziotto (James Remar): uccidere soltanto criminali che sono sfuggiti alla giustizia. Nel corso di otto stagioni Dexter affronta numerosi assassini e criminali, tra cui il suo stesso fratello, contemporaneamente conduce una vita il più possibile tranquilla riuscendo persino a innamorarsi inaspettatamente di Rita (Julie Benz), avrà un figlio, Harrison, e perderà la moglie a causa di un serial killer a cui dava la caccia; si innamorerà di nuovo, questa volta di Hannah (Yvonne Strahovski) serial killer come il suo innamorato; la sorella Debra scoprirà la sua vera natura criminale e sceglierà di proteggerlo, azione che la distruggerà psicologicamente e fisicamente e la metterà in pericolo, fino a rimanere imprigionata in un coma da cui non potrà risvegliarsi. L’ultima puntata termina con la decisione disperata di Dexter di uccidere la sorella come atto di misericordia per poi svanire durante un uragano dopo aver affidato Harrison ad Hannah, scappata in Argentina. Egli scompare, creduto morto si nasconde in Oregon sotto una falsa identità distrutto dai sensi di colpa, obbligandosi a una vita di solitudine.
Dexter: New Blood abbandona le strade di Miami e la fotografia color caramello per la fredda e innevata Iron Lake, cittadina nello stato di New York dove il protagonista vive da due anni con il nome di Jim Lindsay. In questo scenario ghiacciato, Dexter divide il suo tempo tra l’essere un produttivo membro della comunità di cui ha conquistato la fiducia e l’evitare quanto più possibile ogni occasione di ricadere nelle sue “cattive” abitudini. Questo non significa tuttavia, che come in passato, a Dexter non piaccia mettersi in situazioni pericolose che potrebbero far emergere il suo passato, da agente della scientifica ora lavora in un negozio di armi e, come se non bastasse, ha una relazione con il capo della polizia, Angela Bishop (Julia Jones), la scelta più stupida che un serial killer possa fare anche se non più in attività.
Dopo queste coordinate narrative passiamo a Dexter: New Blood, chiedendoci se questo reboot funzioni e se sia riuscito nel tentativo di riportare con successo sullo schermo uno degli antieroi più famosi della televisione, poiché, tralasciando il finale dell’ottava stagione, era in realtà già da un po’ che la serie TV non funzionava più, esattamente dalla quarta stagione, l’ultima che vedeva il ritrovato Clyde Phillips nel ruolo di showrunner. La bellezza di Dexter risiedeva nell’alternarsi con grazia del suo protagonista tra il bravo ragazzo che ama la sua famiglia e l’uomo violento che prova un piacere pseudo-erotico nel pugnalare persone, un equilibrio sottile facile da perdersi e ancora più difficile da ritrovare.
Marcos Siega (produttore) e Clyde Phillips (tornato nel suo vecchio ruolo di showrunner) riprendono quanto lasciato da James Manos Jr. con la consapevolezza che non è semplice, tantomeno possibile far ricominciare il ciclo di uccisioni come se nulla fosse. Dexter torna come un uomo tormentato dal fantasma della sorella che gli ricorda tutte le persone morte in conseguenza delle sue azioni, un tormento che gli ha impedito di uccidere per quasi otto anni. I ricordi del padre Harry, coscienza esteriore del protagonista durante la serie originale, sono sostituiti così da Jennifer Carpenter che torna nel ruolo di Debra, che non ha ancora perdonato suo fratello per le azioni che hanno portato alla sua morte e a quella di coloro che amavano.
A riaccendere la sete di sangue di Dexter sarà l’incontro con un personaggio appena arrivato in città, un figura macchiettistica i cui comportamenti eccessivi poco si configurano al genere di persone che Dexter cacciava, criminali che non venivano catturati proprio perché capaci di mascherare le loro tendenze, così come lui. Tuttavia, questo incontro è sufficiente per rimettere in moto la storia.
L’inattività di Dexter lo ha reso sciatto, ma non è il solo: così come egli si lascia alle spalle prove della sua colpevolezza, i nuovi autori della storia si muovono con esitazione, forse domandandosi quello che ci chiediamo tutti “Perché riportare indietro Dexter?“. La risposta ovvia è la motivazione economica, certamente, ma anche la possibilità di rimettere mano a una delle serie di maggior successo di Showtime per cercare di restituire un finale migliore di quanto fatto nel 2013. Hall e Carpenter tornano a vestire i loro ruoli come se non li avessero mai abbandonati: nonostante il cambiamento del loro rapporto, la chimica tra loro rimane innegabile ed è di nuovo uno degli elementi più interessanti dell’intera serie TV.
Dexter: New Blood promette di raccontare una storia a sé stante, spogliata dal passato che l’ha definita: Dexter non è il personaggio che ricordavamo, ma è ugualmente elettrizzante rivederlo. Potrebbe davvero trattarsi delle stagione redentrice di cui questa storia aveva bisogno, ma non cambia il fatto che New Blood mantiene tutti i punti di forza e tutte le debolezze che caratterizzano l’antecedente serie televisiva.