Diavoli recensione serie TV di Ezio Abbate disponibile su Sky e Now TV con Patrick Dempsey, Alessandro Borghi, Lars Mikkelsen, Kasia Smutniak e Laia Costa
Diavoli è giunta al termine, possiamo quindi tirare le somme della serie tanto discussa in onda su Sky Atlantic. A dirigere l’orchestra Alessandro Borghi e Patrick Dempsey, accompagnati da Kasia Smutniak, Laia Costa, Lars Mikkelsen e Malachi Kirby.
Tratto dal romanzo di Guido Maria Brera, la creazione di Ezio Abbate porta sullo schermo il celato mondo dei banchieri, questi “diavoli” cui si deve le sorti dell’economia.
Siamo nel 2011 a Londra, alla NYL New York – London Investment Bank che vede come CEO Dominic Morgan (Patrick Dempsey) e come suo fidato collega e amico l’head of trading Massimo Ruggero (Alessandro Borghi), italiano di umili origini che ha faticato tanto per costruirsi un futuro invidiabile che però difficilmente fa dormire sonni tranquilli.
Il rapporto fra Massimo e Dominic è fuori dall’ordinario, si rispettano, si ammirano e si proteggono; tale relazione però non è riservata a loro due, perché in mezzo c’è Nina (Kasia Smutniak), moglie di Dominic e grande amica di Massimo, pedina fondamentale nel susseguirsi della trama.
Seppur la fama di Massimo sia quella del diavolo, c’è qualcuno che lo vede come punto debole, Daniel Duval (Lars Mikkelsen) leader di Subterranea, un’organizzazione internazionale che ha l’obiettivo di togliere il potere alle banche e diffondere la moneta elettronica. Sofia Flores (Laia Costa) è la pedina che Duval usa per incastrare Massimo, ma non fa i conti sul fatto che possano innamorarsi.
Diavoli ci regala il racconto di un mondo nuovo, quello della finanza, dove i protagonisti non sono solo i “cattivi” ma addirittura Diavoli che guardano solo all’interesse personale e della banca per la quale lavorano.
Peccato però, che le relazioni e i personaggi siano costruiti sui clichè tipici del drama.
L’allievo (Massimo) che supera il maestro (Dominic), la moglie ferita dalla morte del figlio che si rivela capace di atti malvagi, l’infiltrata (Sofia) che si innamora della preda, e il predicatore di giustizia (Duval) che si rivela alla pari dei Diavoli.
La regia (di Nick Hurran e Jan Maria Michelini) e la fotografia giocano molto con raccordi di sguardi e i riflessi, mentre il montaggio è molto ritmato e alternato a frammenti di video di repertorio.
Diavoli è una serie intensa ed apprezzabile soprattutto per la bravura del cast e per gli elementi drammatici della trama, tuttavia non aggiunge al mondo della serialità televisiva niente di innovativo o particolarmente memorabile.