Dimenticanze recensione cortometraggio di e con Victor Carlo Vitale, Mara Di Maio, Daniela Manetta, Riccardo Socionovo e Brandon Tartaglia
“Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare“: scrive così il ballerino Rudolf Nureyev nella sua lettera di addio al mondo della danza. Un augurio poetico e un promemoria molto vicino al messaggio che si evince da Dimenticanze, cortometraggio del 2019 diretto ed interpretato dall’attore e regista Victor Carlo Vitale, visto recentemente in Come Niente, il nuovo film di Davide Como.
Lo short film – prodotto dalla società Guasco e vincitore nella categoria “Best Inspirational Film” al Paris Film Festival – è il ritratto in bianco e nero di un uomo maturo ed ex ballerino, che d’un tratto non riesce più a ricordare. Il suo mondo interiore inizia ad andare in pezzi, mentre cerca di ritrovare se stesso sulle note del compositore Sergej Vasil’evic Rachmaninov.
Tra emozioni e sogni
Lo spettatore viene immerso in un turbinio di emozioni contrastanti – pace e rabbia, serenità e inquietudine – accompagnate da una crescente velocizzazione narrativa ed espressiva. Le sequenze sono rapide, la musica accelera, i danzatori e l’attore principale si alternano sulla scena.
L’intero contesto richiama la dimensione del sogno, dei ricordi. Molto rappresentativa è la sequenza in cui due ballerini fluttuano con eleganza in un passo a due armonioso, che si scontra volontariamente con il clima di trepidazione che travolge il protagonista. Una scena che ricorda molto – non solo visivamente ma anche emotivamente – il finale dell’ultimo film di Charlie Kaufman, Sto pensando di finirla qui. Anche lì ritroviamo, infatti, due ballerini che danzano meravigliosamente, mentre il protagonista svela allo spettatore i suoi ricordi e le sue verità.
Il peggior nemico dei cortometraggi – si sa – è il tempo: avere pochi istanti per dire ciò che si vuole trasmettere significa essere più diretti ed essenziali possibile. Se l’elemento temporale è sfruttato a dovere e funziona, allora il prodotto ha buone possibilità di avere successo. È questo il caso di Dimenticanze: in poco meno di 10 minuti si assiste al viaggio interiore del soggetto principale, con il quale facilmente si entra in empatia. Le sequenze sono bilanciate, non ci si sofferma troppo sulla singola scena, e così tutto assume senso mentre si giunge alla fine: le dimenticanze tornano ad essere ricordi, la musica termina e il mondo è di nuovo a colori.