“Da piccolo, quando ero a casa mia e pioveva sulle lamiere,
chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi.
Adesso è vero, sono qui e sento i vostri applausi.
Il cinema è la mia famiglia, voi lo siete.
Ogni granello della sabbia di Cannes è una meraviglia”
(Marcello Fonte)
Dieci minuti di applausi al Festival di Cannes per l’ultimo Garrone, Dogman, film italiano che ha conquistato la Palma d’Oro per il miglior attore al protagonista Marcello Fonte e consensi unanimi da parte degli spettatori e della critica.
Matteo Garrone dona lustro e ossigeno al cinema italiano, schiavo dei suoi clichè e dei suoi stilemi da fiction televisiva, con un viaggio di vendetta e squallore, dove non c’è spazio per la morale e la redenzione, ispirato alla cruda storia del canaro della Magliana, il “tosacani” che si vendicò selvaggiamente contro colui che era il suo migliore amico ma al contempo aguzzino, reo di continui soprusi e angherie.
Il regista italiano ci scaraventa nei bassifondi di Roma, dedicando una cura estrema al microcosmo di personaggi che anima la quotidianità dei protagonisti.
Tra i cementi e le lamiere delle case popolari della Magliana Nuova non ci sono buoni e cattivi o morali da trasmettere, Garrone racconta la disarmante realtà, spesso senza via d’uscita, di un quartiere che ha le sue leggi e i suoi equilibri, dove il mite protagonista Marcello cerca il suo spazio nel mondo, animato dal disperato desiderio di “farsi volere bene da tutti”.
Attraverso il malinconico sguardo di Marcello Fonte, premiato a Cannes con la Palma d’Oro per il miglior attore protagonista, reso ancor più intenso dalla straordinaria fotografia di Nicolaj Brüel, viviamo i peccati, le sofferenze ed i desideri di un antieroe umile ed emarginato, miracolosamente illuminato dall’amore per la sua bambina e per le bestiole delle quali si prende cura con passione.
Sarà la perdita del già fragile equilibrio sociale e la disperazione nel non poter più esaudire i desideri della figlioletta a spalancare un abisso di vendetta e muta follia nei confronti dell’unica malsana relazione di amicizia e vicinanza instaurata in una vita intera, in uno grido straziante per l’incapacità di andare avanti e affrontare i propri demoni.