La recensione di Dolceroma, l’ambizioso film di Fabio Resinaro
Dolceroma è il miele con cui Helga (Claudia Gerini), una ricca donna che ha sacrificato sé stessa per affari, si immerge in un bagno di bellezza; e lo stesso miele a cui Jacaranda (Valentina Bellè), un’attrice di serie B, è allergica.
Dolceroma è l’unica città dove si fa “il cinema”; sono le feste, i lustrini e la bella vita.
Ma Dolceroma è anche avidità, successo, ipocrisia, denaro e morte.
Infine, Dolceroma è il film ispirato al romanzo “Dormiremo da Vecchi” di Pino Corrias e parla dello spietato mondo della produzione cinematografica.
Andrea Serrano (Lorenzo Richelmy) ha 29 anni e “da grande” vuole fare lo scrittore: ruba storie, cerca ispirazioni, legge i segreti delle persone che incontra. Finché non trova la storia perfetta, quella sulla Camorra e scrive il romanzo “Non finisce qui”. Un cliché che però funziona sempre.
Il romanzo è un flop, ma il cinema può rendere affabile anche una brutta storia, così arriva per Andrea la tanto attesa “botta di fortuna” e viene contatto da Oscar Martello (Luca Barbareschi), uno sfacciato produttore cinematografico che deve sfruttare qualsiasi cosa pur di risolversi dai suoi debiti.
Non finisce qui potrebbe essere l’occasione perfetta sia per Andrea che per Oscar, ma la sceneggiatura è pessima, il regista un’emergente incapace e la protagonista Jacaranda Ponti è bella ma senza talento. Gli ingredienti perfetti per un film disastroso che porterà i due protagonisti a far proprio di tutto per portare a casa il risultato.
La pellicola è ambiziosa ma rischiosa, una ventata di aria fresca che seppur con qualche imperfezione mette alla prova il cinema italiano.
Il regista è Fabio Resinaro che fa parte del duo Fabio&Fabio che aveva diretto Mine (2016), si lancia in una regia innovativa, con timelapse, steady cam ed effetti speciali (a volte mal riusciti). Uno di quei film che fa bene al cinema, che vuole sperimentare un linguaggio nuovo soprattutto dal punto di vista dell’immagine.
La sceneggiatura, sempre firmata da Resinaro, ha sulla carta, e dal trailer, ottime aspettative che poi però sul grande schermo lasciano qualche dubbio.
Dolceroma infatti si presenta come un cocktail colorato di inquadrature già viste, personaggi stereotipati e cliché narrativi. Non ha una vera personalità e sembra non sapere fino alla fine che strada prendere: se essere una comedy, un dramma, una parodia o una satira.
Sono chiarissimi i riferimenti a La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, all’immaginario anni 80’ e ai combattimenti di Quentin Tarantino, che se presi singolarmente hanno fatto la storia del cinema, unirli tutti in 105 minuti senza un apparente nesso logico non gli rende giustizia.
Dolceroma di Fabio Resinaro prodotto da Luca Barbareschi quindi è un film che vorrebbe ma non può e che ha come suo punto di forza il cast dove ogni attore interpreta in modo credibile e tridimensionale il proprio personaggio; un esperimento non riuscito alla perfezione ma che fa bene al cinema.