Dopo il matrimonio recensione film di Bart Freundlich con Michelle Williams, Julianne Moore, Billy Crudup, Abby Quinn, Alex Esola e Susan Blackwell
Perché fare un remake di un film uscito ‘appena’ 14 anni fa? È legittimo farsi questa domanda ma è anche legittimo distinguere ogni fattispecie. Remake americano del film omonimo di Susanne Bier, Dopo il matrimonio è stato anche candidato al premio Oscar come miglior film straniero nel 2007.
Non è mai facile mettere in scena una storia che il pubblico potenzialmente già conosce, bisogna seguire pedissequamente il film originale? È giusto stravolgerlo? L’operazione compiuta dal regista Bart Freundlich è interessante: i ruoli che nel film della Bier erano di Mads Mikkelsen e Rolf Lassgård qui diventano di Michelle Williams e Julianne Moore. Il cambio di sesso dei protagonisti non è solo il MacGuffin produttivo che dà vita al film ma serve a donare un nuovo punto di vista rispetto alla pellicola originale.
Nonostante la trama sia identica, e forse qui Freundlich poteva osare un po’ di più, Dopo il matrimonio mette in scena una storia in cui entrano in conflitto due donne agli antipodi in tutto e per tutto ma accomunate da un grande senso materno, ed è proprio questa una delle fonti di interesse che crea questo remake. Le due donne personificano due maternità diverse e il film vuole proprio indagare quanto in là l’amore di una madre possa spingersi e la sceneggiatura, sempre curata da Bart Freundlich, riesce a descrivere con attenzione non solo i personaggi ma anche l’ambiente che li circonda.
Se inizialmente il ritorno negli Stati Uniti di Theresa (Michelle Williams) sembra un importante viaggio lavorativo, con il passare dei minuti scopriamo che non tutto è come sembra e forse quella misteriosa chiamata non è casuale; il regista è abile nel rendere il film fin da subito immersivo allontanandosi dalla regia nervosa dell’opera danese e adottando uno stile registico molto più dolce e classico. Questa scelta permette di permette di rendere i momenti emotivi del film particolarmente riusciti: il mix tra storia intima europea e messa in scena americana funziona bene, inoltre Freundlich svela le carte molto sapientemente nel corso del racconto tenendo sempre alta l’attenzione dello spettatore che verrà sorpreso da alcuni colpi di scena in un climax di emozioni sempre crescente.
Come detto al centro del film c’è il rapporto tra Isabel (Julianne Moore) e Theresa (Michelle Williams). Se la prima rappresenta gli Stati Uniti e la società consumistica la seconda incarna i valori umili e spirituali dell’India, in questo confronto però non troviamo della facile retorica ma, al contrario, nella storia non ci sono buoni o cattivi né vinti né vincitori ma semplici persone con i loro sentimenti, problemi e paure.
Nonostante una buona prova attoriale di Billy Crudup a spiccare e ad alzare il livello sono proprio le interpretazioni di Julianne Moore e Michelle Williams: Isabel e Theresa, per quanto diversi, non erano personaggi semplici da interpretare essendo due donne in momenti critici della vita eppure i duetti tra le due risultano davvero convincenti e coinvolgenti. Freundlich muove la macchina da presa in modo che essa faccia comprendere le situazioni emotive delle due donne senza doversi schierare da un lato o dall’altro.
Grazie ad un interessante vai e vieni tra l’India e gli Stati Uniti e ad una ottima prova di due grandi attrici Dopo il matrimonio si rivela essere un’operazione riuscita che riesce a creare una nuova atmosfera in una storia già precedentemente messa in scena.
Andrea P.