Dovlatov – I libri invisibili recensione del film di Alexey German Jr. con Milan Marić, Danila Kozlovksy, Helena Sujecka, Artur Beschastny e Svetlana Khodchenkova
Il vincitore dell’Orso d’Argento per il miglior contributo artistico al Festival di Berlino 2018 è Dovlatov – I libri invisibili, diretto dall’acclamato regista russo Alexey German Jr.. Fin da subito esordisce come uno dei più talentuosi autori russi della sua generazione, conquista numerosi riconoscimenti al Festival del Cinema di Venezia con The Last Train nel 2003 e con Garpastum nel 2005 ma soprattutto sarà nel 2008 con Paper Soldier che si aggiudicherà il Leone d’Argento rendendolo una delle produzioni russe di maggior successo.
Dovlatov – I libri invisibili nasce proprio dall’amore del regista verso le opere dello scrittore russo Sergej Donatovič Dovlatov (Milan Marić), uno dei simboli degli ultimi 25 anni del XX secolo della letteratura russa. Oltre alle sue opere è una figura che spicca perché viene ricordata come una persona straordinaria piena di talento e humor.
Il film racconta sei giorni della vita dello scrittore Dovlatov a Leningrado, alla vigilia dell’anniversario della Rivoluzione, distinguendosi per la capacità di vedere ben oltre la rigida mentalità del regime sovietico. Insieme all’amico e poeta Iosif Brodskij (Artur Beschastny), lottano per preservare il loro talento e integrità in un contesto sociale avverso all’arte e alla cultura e che ben presto avrebbero lasciato per fuggire in America.
Dovlatov – I libri invisibili racconta l’intima passione di un uomo qualunque, che ha un sogno e non riesce, fortunatamente, a rinunciarci. Per lui la scrittura rimarrà sempre una fedele compagna e valvola di sfogo.
Sergej Dovlatov vuole misurare il mondo col suo sguardo acuto e disincantato eppure i suoi scritti verranno sempre censurati perché non riesce a celebrare il mondo operaio e della Terra Sovietica come le case editrici richiedono.
Nonostante le delusioni e le umiliazioni che ledono i colleghi artisti di Dovlatov, i suoi ideali e obiettivi non vengono scalfiti, complice anche l’affetto familiare e di Lena (Helena Sujecka) e Katya (Eva Gerr), l’ex moglie e la figlioletta che non smetteranno mai di credere in lui.
Alexey German Jr. porta sullo schermo un’opera intima e sincera, dove l’uomo è messo a nudo affinché si possano vedere le sue debolezze e i suoi ideali senza provare vergogna. Il regista ha impiegato molto tempo nella ricostruzione della città e in quella del personaggio di Dovlatov dove sono stati indispensabili gli incontri con le figlie Elena ed Ekaterina.
Dovlatov incarnava la bellezza di un divo hollywoodiano e le sue radici ebraiche, un casting che ha impiegato molte energie e che si è felicemente concluso con Milan Marić che esordisce al suo primo film internazionale e al suo primo ruolo da protagonista.