Dieci anni fa usciva nelle sale americane Drive, la pellicola firmata da Nicolas Winding Refn. Ricordiamo insieme il cult con Ryan Gosling e Carey Mulligan
Dieci anni fa usciva nelle sale americane Drive, il capolavoro di Nicolas Winding Refn, basato sull’omonimo romanzo di James Sallis del 2005.
Il protagonista è uno stuntman e meccanico (il suo nome non verrà mai svelato, interpretato da Ryan Gosling) che, per arrotondare lo stipendio, presta servizio come autista per alcune rapine organizzate dal criminale Shannon (Bryan Cranston), essendo un formidabile pilota d’auto.
La sua doppia vita verrà interrotta dall’incontro con Irene (interpretata da Carey Mulligan) e suo figlio Benicio, nuovi inquilini del palazzo. Nonostante la donna sia ancora emotivamente legata al marito incarcerato, è innegabile che provi una grande attrazione per il pilota che, a sua volta, s’invaghisce di lei.
Quando il marito di Irene viene scarcerato, il pilota scopre che l’uomo deve dei soldi al malavitoso Nino (Ron Perlman), per la protezione avuta in carcere. Avendo il timore che si possano vendicare sulla donna, decide di coinvolgere l’uomo in una rapina, così da ripagare il mafioso.
Ma il pilota finisce per ritrovarsi in una situazione pericolosa e diventa l’obiettivo del mafioso Nino, il quale inizia a dargli la caccia.
Drive vanta un cast di prim’ordine, composto, in primis, da Ryan Gosling (il pilota) e Carey Mulligan (Irene). Completano il cast Bryan Cranston, Oscar Isaac, Christina Hendricks e Ron Perlman.
Fin dall’inizio del film, capiamo subito l’atmosfera della pellicola: il prologo di Drive, infatti, inizia con una corsa adrenalinica, nella quale il pilota cerca di sfuggire dalla polizia, nel pieno del traffico californiano.
Drive riesce a mescolare abilmente più tematiche e generi, tra cui il noir, regalandoci una storia che non lesina in sequenze di pura azione, ma comprende anche sequenze più intimistiche (basti pensare alla, ormai celebre e iconica, scena dell’ascensore e del bacio a rallenty fra i due protagonisti).
Il film racconta una storia che potrebbe sembrare già vista, ma il guizzo creativo è quello di vederla dagli occhi di un protagonista distante, come se fosse solo uno spettatore delle vicende che accadono, come se facesse parte del pubblico, come noi.
Non conosciamo il background dei personaggi, ma solamente quello che accade nel minutaggio del film, come se fosse una breve parentesi della loro vita, a cui noi assistiamo.
La violenza e il crimine, che sono al centro del film, vengono fermati da una parentesi di un amore appena accennato, ma non per questo poco intenso. Il pilota è attratto da Irene e si affeziona a lei, creando un forte legame fra i due: per lui, è attrazione senza pari, per lei è un’ancora di salvezza in una vita piena di ostacoli, ad iniziare dal marito in carcere.
Refn riesce a calibrare al millimetro tutte le emozioni, le personalità e le vicende che si susseguono nella pellicola, senza mai andare oltre. Un equilibrio che la fa da padrone per tutta la durata del film e che riesce ad essere la formula vincente. La sua è una regia asciutta, tagliata con precisione e costruita perfettamente per raccontare quello che si promette. Nonostante ciò, vediamo comunque un’estetica piuttosto pronunciata, un’attenzione maniacale ai dettagli, dalla giacca del protagonista al più piccolo schizzo di sangue. Un tratto caratteristico che ricorda quasi le vecchie pellicole degli anni Ottanta (ne vediamo un richiamo nei titoli di testa e nel titolo), traslato però nel contemporaneo.
Qui Refn fa un lavoro di sottrazione, soprattutto nell’estetica della pellicola, un’estetica che renderà ancora più profonda e “barocca” in The Neon Demon.
Viene citata la famosa favola della rana e dello scorpione, che diventa metafora della pellicola stessa e che viene richiamata anche nella giacca che il protagonista indossa (anche quella diventata fortemente iconica).
Nonostante la regia impeccabile e il ritmo che riesce ad alternare a suo piacimento momenti di pura frenesia e momenti più lenti, Drive si poggia interamente sulle spalle del protagonista, il pilota.
Ryan Gosling riesce a dare personalità e carattere ad un protagonista che cerca di nascondere la sua personalità e le sue emozioni e lo fa tramite piccoli gesti, a tratti impercettibili, come un movimento degli occhi, un’alzata di sopracciglia e un sorriso. Il suo è un personaggio estremamente interessante, glaciale, da cui non traspare alcuna storia e Gosling riesce ad interpretarlo perfettamente, nonostante sia stato bollato, numerose volte, come attore inespressivo.
Drive è anche il film della rivalsa: sia per il regista, il quale ha ottenuto (finalmente) la giusta considerazione, riuscendo a far conoscere anche la sua cinematografia precedente, dopo il grande successo del film. Ma anche di Ryan Gosling, il quale, nonostante avesse già dato prova del suo talento cristallino (basti pensare a film come The Believer, Half Nelson e Lars e una ragazza tutta sua), riesce a conquistare critica e pubblico con un’interpretazione che va tutta di sottrazione, pur lasciando a bocca aperta.
Drive: alcune curiosità sul film
- Drive ha vinto il Premio alla Migliore Regia al Festival di Cannes del 2011 e ha ottenuto una nomination agli Oscar per il miglior montaggio sonoro;
- Ryan Gosling ha preso il posto di Hugh Jackman, nel ruolo del pilota;
- Per prepararsi al meglio per il ruolo, Ryan Gosling ha rimesso a nuovo, con le sue mani, una Chewy Malibu del 1973, la stessa macchina che guida nel film;
- La maggior parte delle battute dette da Shannon, il personaggio interpretato da Bryan Cranston, sono improvvisate.