Driving Animals recensione film di Florian Bardet presentato al Ravenna Nightmare Film Festival 2020
I dilemmi esistenziali e la poesia sono una combinazione vincente e variegata da portare sul grande schermo. L’orrore e il grottesco fanno parte dell’esistenza umana e proprio su queste basi si fonda il lungometraggio francese Driving Animals presentato in anteprima al Ravenna Nightmare Film Festival 2020.
Diretto e scritto da Florian Bardet, Driving Animals racconta cinque vite che attraversano strade differenti nella campagna provenzale. Queste cinque vite sono, a loro volta, suddivise in quattro parti: Allevamento, Corteggiamento, Sopravvivenza e Catena Alimentare. Durante il percorso solitario di ognuno dei protagonisti, le loro vite si incrociano tra angoscia, omicidi e allucinazioni.
Driving Animals incentra la narrazione su tre tematiche importanti legate ai nostri istinti primordiali, ossia il cibo, il sesso e il desiderio. Elementi che ai protagonisti appaiono distanti e quasi irraggiungibili, e ciò scatena nella loro mente uno stato di frustrazione.
Interessante la scelta di Bardet di usare come mezzo la poesia per raccontare questo psicologico ed esistenzialistico road trip che accompagna elementi di disperazione con musiche suggestive. Driving Animals, tuttavia, non coinvolge e non crea il tanto agognato senso di angoscia e ansia, risulta infatti difficile immedesimarsi nei personaggi che non hanno né un nome né una vera e propria caratterizzazione.
Quattro racconti che ci vengono presentati sotto forma di poesia, ma che non creano l’effetto sperato sia a livello visivo che narrativo. Palpabile è lo stato d’animo dei personaggi, tra isolamento, desolazione e dubbio esistenziale, immersi nella cornice calda e desolante delle campagne francesi, tuttavia ciò non basta a suscitare il necessario coinvolgimento nello spettatore.
Driving Animals è privo dei classici elementi horror in grado di creare suspense e montare la tensione narrativa, mentre il grottesco è appena accennato. Bardet mette in scena un lungometraggio poetico incentrato sui nostri istinti più primordiali, lasciando il dubbio esistenziale sul resistere o cedere all’appagamento, mancando tuttavia di strutturare il racconto e di dare spessore ad una narrazione che non si pone domande e non convince.