Dumbo: la recensione del film di Tim Burton con Colin Farrell, Danny DeVito, Eva Green e Michael Keaton
La più grande magia di Dumbo è stata quella di restituirci Tim Burton, a 12 anni di distanza dallo Sweeney Todd di Johnny Depp e fatta salva la parentesi di Frankenweenie, estensione cinematografica dell’omonimo cortometraggio del 1984.
Così come Dumbo nel 1941 risollevò Disney dalle perdite finanziarie rivelandosi il più grande successo dello Studio degli Anni ’40, Dumbo fa rialzare Tim Burton riportandolo non agli antichi fasti, ma ad emozionarci come non riusciva da tempo.
Questione di chimica: uno dei più grandi capolavori Disney di sempre, le atmosfere circensi, Danny DeVito, Danny Elfman e Michael Keaton accompagnano Burton permettendogli di spiccare nuovamente il volo nel raccontarci il più burtoniano dei film Disney.
Una faccia che solo una mamma può amare
Lontano dai contenuti disneyani, troppo distanti dalla sua filosofia e visione della realtà e di come essa vada rappresentata e tradotta in arte, il Dumbo di Tim Burton riesce anzitutto a preservare la sua natura e maturità, non edulcorando il dramma dell’elefantino pacioso e indifeso, ‘diverso’ e dunque rifiutato e schernito dalla società che lo circonda.
Emarginati sono anche i personaggi che popolano il carrozzone del circo Medici, mutilati, stravaganti, effimeri, materialisti, grotteschi, rimanendo tuttavia sullo sfondo e non protagonisti della storia.
Burton pone l’accento sul rapporto tra il piccolo, adorabile Dumbo e l’amore materno di mamma Jumbo, disposta a tutto pur di difendere il suo amato pargolo, innestando elementi nuovi rispetto alla storia originale, incentrati sul valore della famiglia e sui legami indissolubili che essa genera.
I tuoi figli non hanno bisogno che tu sia perfetto.
Hanno bisogno che tu creda in loro
Naturale o acquisita che sia, la famiglia è il cuore dell’ultima opera di Tim Burton: la grande famiglia del circo di Max Medici – interpretato dal fuoriclasse Danny DeVito per cui le porte di Hollywood sembrano essersi riaperte – la famiglia Farrier, con Holt (Colin Farrell) e i suoi giovani figli Joe e Milly – una promettente Nico Parker, figlia di Thandie Newton – la famiglia di Dumbo, in cui entrano in punta di piedi con il loro sincero amore Milly, Joe, Holt e Colette (Eva Green).
La piuma, l’elemento magico che dona ieri come oggi al piccolo di Dumbo il coraggio di essere se stesso e la consapevolezza delle sue doti speciali, ci ricorda che la vita è un miracolo e che sta a noi costruirne il significato.
La bellissima colonna sonora del maestro Danny Elfman, dove spiccano Medici Circus / Miracles Can Happen e Dumbo’s Theme, la gioia di mamma Jumbo e dell’intero circo per la nascita di Dumbo con Aurora e Arcade Fire che ripropongono Baby Mine di Betty Noyes, arricchiscono la pellicola senza tuttavia offrire nuovi classici tra le canzoni Disney.
Straordinari gli effetti speciali visivi che danno vita a Dumbo, realizzati da MPC, autori anche dell’acclamato Il Libro della Giungla, in collaborazione con Framestore, RISE, Rising Sun Pictures e Rodeo FX.
Da contraltare, non altrettanto curati i VFX del prologo, con il treno posticcio del circo Medici che irrompe sulla scena spaventandoci un po’, temendo di ritornare alla Wonderland di Alice.
Pericolo scampato, fortunatamente Tim Burton è tornato.