Estate di morte recensione serie TV Netflix di Harlan Coben con Grzegorz Damięcki, Hubert Miłkowski, Agnieszka Grochowska e Wiktoria Filus
Netflix continua ad arricchire il suo catalogo di serie intriganti con titoli che colpiscono l’attenzione come nel caso della miniserie polacca Estate di morte (The Woods). Creata dallo scrittore americano Harlan Coben (Safe, The Stranger) e ispirata al suo libro The Forest, spostando però la trama dal New Jersey a Varsavia.
Questo “noir” si svolge in due distinte unità di tempo, nel 1994 e nel 2019, e racconta la storia del procuratore Pawel Kopinski. Lui non riesce a riprendersi dalla perdita dell’amata sorella Natalia scomparsa più di venticinque anni prima in circostanze inspiegabili durante un campo estivo.
Dopo una festa, infatti, la giovane donna entrò in una foresta e non fu mai più rivista e nella stessa occasione ebbe luogo un duplice omicidio. Per Pawel la scoperta di un cadavere, la cui morte sembra essere correlata alla scomparsa della ragazza, alimenta nuovamente la speranza che Natalia sia viva e inizia ad indagare per sapere cosa sia realmente successo.
La storia viene raccontata da diversi punti di vista con sottotrame sovrapposte creando una rete complessa e coinvolgente. I personaggi sono così complessi e ben interpretati da risultare a volte più interessanti del mistero stesso, soprattutto per gli amanti delle trame elaborate. Chiunque conosca il tipo di narrativa di Coben saprà del suo mix unico di personaggi, di ritmo frenetico e di colpi di scena.
La narrazione parallela in due spazi temporali risulta efficace, con personaggi egregiamente collegati, sia da giovani che da adulti, che operano al meglio nel costruire i meccanismi dell’intrigo piuttosto che nel risolverlo.
Alcuni aspetti funzionano alla perfezione come la scelta della colonna sonora e la fotografia che cambia alternativamente la luce e l’ambiente. Nel racconto del passato i toni risultano più caldi mentre nella narrazione del presente si rivelano molto più freddi, riuscendo a differenziare le due linee temporali in cui la storia si svolge.
Altro punto di forza è sicuramente il cast, grazie ad interpreti intensi che, con poche parole, instaurano quella chimica essenziale per l’empatia dello spettatore.
Estate di morte è una serie che si adatta bene alla sua durata e al suo format, non avendo nulla da invidiare alle produzioni anglosassoni dello stesso tipo. Funziona meglio come un dramma che analizza la perdita e l’abbandono, piuttosto che come mero enigma poliziesco offrendo una risoluzione un po’ sbrigativa e forse un po’ “debole” nei confronti della storia stessa e dello spettatore.