Evelyne tra le nuvole recensione film di Anna Di Francisca con Eleonora Giovanardi, Violante Placido, Marco Maccieri, Gilbert Melki, Claire Nebout, Antonio Catania e Lucia Vasini
Evelyne tra le nuvole è una commedia che si lancia nel fantasy raccontando una realtà bucolica aliena alle nuove tecnologie.
Protagonista di questa storia è Sofia (Eleonora Giovanardi), donna indipendente che vive nell’alto Appennino Reggiano. Gestisce il proprio agriturismo utilizzandolo come spazio nel quale la gente può rifugiarsi per poter staccare dalla propria routine.
Una minaccia, però, incombe sul suo casale: sua cognata Erika (Violante Placido), totalmente fuori contesto in questo ambiente bucolico, vorrebbe far installare un ripetitore per poter migliorare la ricezione Internet. Le due donne, disposte su una sorta di scacchiera ed ognuna con la propria caratterizzazione, instaurano uno scontro tra natura e tecnologia.
Sofia vuole preservare la realtà nella quale è abituata a vivere, un ambiente in cui la semplicità e la natura dominano; dall’altra parte c’è Erika, appassionata di videogiochi, amante della moda e venditrice di pillole vitaminiche via web. Il marito Claudio (Marco Maccieri), nonché fratello della protagonista, cerca di accontentare ogni desiderio della moglie, pur di mantenere un clima sereno nella propria dimora.
Accanto a questi personaggi, però, ci sono gli ospiti del casale che complicano ulteriormente le dinamiche in gioco. Tra questi c’è Richard (Gilbert Melki), l’uomo incaricato di portare a termine il contratto di installazione dell’antenna.
L’intento della regista Anna Di Francisca non è solo quello di mettere in risalto lo scontro tra natura e tecnologia, ma anche di portare in scena quattro diverse caratterizzazioni della femminilità. Abbiamo avuto modo di vedere sia Sofia che Erika, ma dobbiamo anche parlare di Claire (Claire Nebout) e Margherita (Lucia Vasini). La prima era la migliore amica della defunta madre di Sofia e Claudio, mentre la seconda è una strana donna che vive a contatto con la natura ed è vista come come strega. Quattro donne che di sicuro mostrano la loro indipendenza e la loro forza, ma che risultano tutte un po’ fuori luogo all’interno della storia.
Evelyne tra le nuvole si propone come commedia romantica ma fallisce nel surreale modo di portare in scena le vicende. Sembra quasi di assistere a diversi quadri rappresentativi non del tutto connessi tra di loro, come evidenziato dai dialoghi e dalle situazioni che si vengono a creare.
Anche la recitazione non risulta particolarmente centrata, tanto da far storcere il naso durante la proiezione. Il tutto assume una connotazione più stonata che surreale. È come finire in uno strano incubo invece che in un sogno bucolico.
Siamo davanti ad una pellicola che non apporta nulla di nuovo dal punto di vista green e la rappresentazione delle donne diventa utile solo per schiacciare i personaggi maschili, che risultano in tal modo quasi caricaturali e che spiccano per inettitudine, mentre la compagine femminile emerge per contrappasso. Indipendenza femminile non significa carenza d’amore, ma le relazioni rappresentate sono così scialbe da esser decisamente insensate, depotenziando l’intento manifesto nella prima parte della narrazione.
La montagna affascina, non vi sono dubbi, e preservare il paesaggio è necessario. Ma sono proprio le situazioni che rendono anche questo aspetto superfluo. È brutto demolire un film, tuttavia sembra di assistere ad un lungo spot pubblicitario sull’installazione della fibra.