Fahrenheit 11/9 – presentato alla Festa del Cinema di Roma
Michael Moore è un grande affabulatore. Forse l’unico che riesce a smuovere le coscienze facendo riflettere e arrabbiare allo stesso tempo. Facile intuire l’obiettivo e lo scopo del regista in questo nuovo documentario. Il suo bersaglio sembra essere Donald Trump perché il titolo Fahrenheit 11/9 fa riferimento al giorno in cui ha vinto le elezioni.
Un giorno difficile da accettare per il regista. Utilizza immagini di repertorio per dipingere il presidente americano come un despota, un misogino e un razzista. Senza ironia, senza mezzi termini. Moore è pessimista ed è facile intuirlo ma, contrariamente a quanto siamo abituati, questa volta ci consegna un’apertura di speranza deponendo le sue aspettative nei movimenti spontanei creati dai giovani che non vogliono guerre. Sui ragazzi che manifestano contro le armi dopo ogni sparatoria, che scendono per strada per difendere la minoranze. Sono pochi, ma ha fiducia in loro e nel prossimo futuro. In fondo non pensa che tutto sia perduto.
Non ha dubbi quando afferma che Trump è il risultato di un sistema marcio non solo prodotto dai repubblicani, ma responsabilizza anche i democratici e li denuncia apertamente, poiché è anche per colpa loro se è salito al potere. Non risparmia neanche l’icona Obama.
Uno sguardo cinico e provocatorio dei tempi in cui viviamo, una dura critica sullo stato americano e sulla politica. Si chiede in continuazione perchè? Come è stato possibile eleggere Trump presidente? Ma soprattutto, come si può uscire dal suo mandato?
Un film che denuncia l’arroganza e la presunzione della campagna elettorale di Hillary Clinton: quando alla vigilia delle elezioni, nel novembre del 2016, i massimi esperti di sondaggi degli Stati Uniti dichiaravano che Trump non aveva molte possibilità di vittoria. Succede però l’inverosimile e alle 2:29 del “11/9” il multimiliardario candidato repubblicano viene dichiarato presidente degli Stati Uniti.
Moore ci mostra come tanti punti, collegati da linee di congiunzione, alla fine danno il disegno di una società e di un sentire comune di cui è necessario riprendere le redini. Ma siamo ancora in tempo a farlo, facendo leva sull’essere, ancora e malgrado tutto, umani.
E in mezzo a tanti interrogativi, rimbomba l’eco della domanda principale: “Come cazxx può essere successo…?”
Gabriela